Carissimi lettori, purtroppo la musica italiana in questi ultimi giorni è stata funestata da molti lutti importanti, quindi purtroppo questo blog si deve aggiornare per forza. Oggi, malauguratamente, è morto il grande Nicola Arigliano, cantante di jazz italiano (nel senso di jazz all'italiana, non di jazz fatto in Italia!), a cui io ero e resto molto legata.
Conobbi Nicola Arigliano in occasione di una sua apparizione live ad una "Serata con" organizzata su Radio Italia solo musica italiana, quando ancora questo programma non era una buffonata ma veramente una "serata con" un artista che si esprimeva. In quell'occasione il cantante leccese godeva del meraviglioso accompagnamento di Michele Ascolese alla chitarra, Elio tatti al contrabbasso suonato con l'archetto e Giampaolo Ascolese alla batteria, trio con cui, qualche mese dopo, me lo ritrovai ad Umbria Jazz in una Piazza IV novembre gremita.
Il cd che presentava si chiamava "Go man", riecheggiando il modo di dire con cui il cantante incitava i propri musicisti all'improvvisazione solistica, e veniva dopo sette anni di silenzio da quel meraviglioso "I sing ancora", disco live che aveva rappresentato il ritorno di questo jazzista all'italiana ai dischi dopo moltissimo tempo.
Arigliano, inizialmente, negli anni Cinquanta e Sessanta, si fece accompagnare da quelle meravigliose orchestre "classico-leggere" che erano l'insostituibile ferramenta per quella musica confidenziale, semplice e notturna di cui oggi se ne è andato un altro grandissimo interprete.
Nicola Arigliano, forse, è ricordato da molti come la voce e la faccia del "carosello" di una nota marca di digestivi, ma in quegli stessi anni andò anche per la prima volta a Sanremo, con la carinissima "Venti chilometri al giorno", scritta da Pino Massara, che d'altronde fu uno degli autori preferiti del nostro per il suo innegabile talento jazzistico.
Mentre scrivo sto ascoltando alcuni brani di Nicola Arigliano, e siamo arrivati al bellissimo "Go man", che comprai subito dopo aver sentito quella fatidica serata di Piazza IV novembre di cui ho brevemente parlato, cd che è una delle migliori occasioni che si hanno di ascoltare Arigliano accompagnato dai principali jazzisti di ispirazione swing, da Franco Cerri, a Gianni Basso, passando per Bruno de Filippi, Enrico Rava e Renato Sellani.
Se devo parlare dei miei gusti personali per quanto riguarda Arigliano, dico però che lo preferisco da giovane, quando cantava musica melodica "condita" di jazz.
Possiamo trovare un contraltare straniero alla storia di Arigliano in Henri Salvador, anche se in fondo il nostro non ha assolutamente avuto la folgorante popolarità tardiva del francese, che solo negli ultimi dieci anni della sua vita, è riuscito ad avere successo pieno con ciò che amava.
Da noi, come sempre, si tende a dare l'illusione della notorietà, per la quale aveva contribuito anche la "militanza" del programma "Viva radio due" a favore della causa del ritorno di Arigliano in televisione, per poi, ottenuto l'obbbiettivo che ci si era prefissi, relegare il personaggio in questione ad un dimenticatoio da cui, forse, lo si riscatta quando muore.
Tornando alle storie personali con Arigliano, io, fino a quando ho potuto, l'ho seguito con vera precisione, e l'ho continuato ad ammirare nei vari concerti che faceva sempre all'interno di Umbria jazz. In un'occasione che non so precisare, in un posto dove c'era un pianoforte che di lì a poco sarebbe stato usato dal pianista Antonello Vannucchi, che nel frattempo aveva sostituito il molto impegnato Michele Ascolese nel trio di Arigliano, mi prodigai in un omaggio al cantante, durante il quale il "brutto che canta il jazz" (uno dei soprannomi di Arigliano n.d.r) mi chiamò "collega!), mentre io eseguivo una "I sing amore" che ancora mi risuona nel cuore.
Voglio concludere questo articolo con una curiosità che ho già avuto occasione di darvi, ma in questa occasione, mentre sto ascoltando un meraviglioso assolo di Enrico Rava su "Amorevole", cade a fagiolo.
Nicola Arigliano, sempre cultore della nostra canzone dialettale, ha contribuito ad uno dei fondi dell'"Archivio sonoro della Puglia", esattamente al "fondo Profazio", perché per questo ricercatore cantò alcuni canti popolari imparati nella natale Squinzano (Le) da bambino.
Scusate se questo ricordo, come sempre, è spesso andato sull'intimo, ma questo è anche il senso del titolo di questo blog, che si chiama "La musica secondo me" anche perché amo raccontare le cose per come le ho vissute, non solo per come le vivo da scoltatrice.
Se vi dovessi consigliare qualcosa di Arigliano, direi di iniziare con qualche disco pubblicato dalla filology, per poi passare agli ultimi tre cd, ossia quelli della fase più jazz: "I sing ancora", Go man" e "Colpevole" incisi tra il 1995 del primo ed il 2005 (dopo la partecipazione a Sanremo) del secondo. In mezzo, se si ha la curiosità di sentire l'interpretazione di alcuni standards americani da parte di Arigliano, c'è il cd "My name is Pasquale" che, però, non ha mai saputo catturare il mio interesse.
Il mio consiglio, insomma, è di riscoprire molti bellissimi classici del jazz italiano, interpretati da una delle più belle voci che noi abbiamo mai avuto in questo campo.
Buon ascolto e lasciatevi cullare e portare da questa bellissima musica!
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