mercoledì 25 maggio 2011

Qualche inderogabile riflessione

Carissimi lettori, sembra strano dover fare un articolo per valorizzare una storia così lunga ed importante come quella del Canzoniere Grecanico Salentino. I miei punti d'attrito col nuovo corso del gruppo (o meglio con quello che poi si sarebbe concretizzato come il cd "Focu d'amore") restano assolutamente invariabili, ma quando si sentono certe cose in giro anche chi magari non è legato ad una qualsiasi storia finisce per difenderla se questa ha un valore importante a livello obiettivo, al di là di quelle che possono e debbono essere le legittime preferenze estetiche di ognuno.

Nel programma "Mezzogiorno in famiglia" c'è stato un servizio da Foggia (Orsara di Puglia per la precisione) in cui è stato invitato un gruppo di pizzica leccese, perché per molti, la Rai in primis, la Puglia è solo Lecce (e al di là di quelle che possano essere le preferenze di ognuno questo è obbiettivamente falso). Si potrebbe infatti ricordare alla Rai che la zona del Gargano ha un folklore completamente indipendente, degnissimamente e mondialmente rappresentato da gente come i Cantori diCarpino, miglior gruppo in assoluto (secondo me) tra quanti si dedicano al folklore della zona foggiana, diversissimo dalla pizzica leccese, brindisina o tarantina che sia (si pensi alla bellissima ma troppo massificata e rovinata "Tarantella del Gargano" che si trova, con il suo testo più conosciuto, nel primo cd, prodotto con mezzi moderni e diretto da Eugenio Bennato, del gruppo plurigenerazionale garganico).

Ma veniamo a quello che mi ha ferito di più. La presentatrice, e scusate l'ignoranza ma non posso dirne il nome, ha presentato il Canzoniere Grecanico Salentino (che come ripeto non c'entrava niente in questa storia foggiana) come un "Gruppo folkloristico". Che io sappia, e lo so anche per esperienza diretta per aver partecipato ad un concerto di un vero "gruppo folkloristico", questo tipo di associazione non si dedica solo all'aspetto musicale ma ad un'imitazione, secondo me in verità sterilissima, di tutti gli aspetti della vita tradizionale, allo scopo di farne spettacolo gradevole e divulgativo (qualcuno ci riesce ma sono pochi e, almeno per la mia esperienza, non sono italiani).

Basterebbe leggere anche solo qualche piccola testimonianza di Daniele Durante (membro precoce e direttore del gruppo per circa trentadue anni) per accorgersi del fatto che il Canzoniere, d'altronde in contatto con la più ampia esperienza delNuovoCanzoniere Italiano, rifuggiva da questa logica, pretendendo piuttosto la non musealizzazione di questa musica, spesso reinventata (nel caso del Canzoniere anche un po' esageratamente soprattutto nel periodo 1980-1998) o addirittura arricchita con brani nuovi scritti sui canoni tradizionali.

Non dimentichiamoci innanzitutto che il gruppo nasce sotto gli auspici di Rina Durante, grande e feconda intellettuale salentina che era stata portata verso la cultura popolare proprio dalla sua vitalità anche sopita in contesti insospettabili. Tra i membri del gruppo nella sua prima formazione, e questa sarà una caratteristica che conserveranno tutti i grandi gruppi di musica popolare salentina, aveva persone che, in qualche caso come luigi Chiriatti, oltre ad essere ricercatori, provenivano da famiglie dove la musica popolare era sempre stata viva (vedasi ad esempio il caso diPino "Zimba" che entrò negli Zoè da una famiglia dove la pizzica si suona almeno da quattro generazioni, dopo aver addirittura militato in quel gruppo fondamentale per capire tutto ciò che succede adesso nel Salento chiamato Gli Ucci).

Si nota subito che il Canzoniere ha come principale desiderio quello direndere fruibile ad un pubblico giovane ed impegnato questa musica, infatti le prime esperienze il gruppo se le fa alle Feste dell'Unità, quando queste erano qualcosa di serio e non ospitavano solo discutibili gruppetti di liscio (con tutto il rispetto per la musica romagnola che in qualche caso amo anche io). Il gruppo inquegli anni ha un repertorio fortemente politicizzato e, purtroppo, per tirare fuori la politica ancheladdove non c'è, cambia qualche parola ad alcune canzoni tradizionali. Storico è il caso de "Le carceri te Lecce", conosciuta anche come "La Cesarina", che vede cambiato il suo verso "Ci ole Diu cu cangia stu mumentu" in "Ci ole Diu cu cangia stu guvernu". Questa tendenza si radicalizza, insieme ad un'altra ancora più discutibile a sostituire o far convivere in maniera stupida strumenti di estrazione troppo diversa, negli anni successivi. Molto carina, come esempio di canto politico d'autore ma di sana e robusta radice popolare, è "La pacenzia", canto scritto da Daniele Durante a partire da una filastrocca che si raccontava ai bambini. Per ascoltarla basta venire sul mio canale di youtube all'indirizzo www.youtube.com/valentinalocchi. Direi che simili preoccupazioni, per quanto abbiano portato ad un'estremizzazione esagerata l'arte del gruppo, lo allontanino da un qualcosa che possa essere chiamato "gruppo folkloristico". Va anche detto che queste preoccupazioni hanno portato a delle esagerazioni. Pur di rifunzionalizzare i brani salentini, in vari dischi li si suona con batteria, chitarra elettrica e tastiera (veramente la peggiore Notte Della Taranta non si è inventata niente...).

Tornando al programma Rai il Canzoniere Grecanico Salentino non si è assolutamente sentito, forse l'hannofatto vedere mentre ballava, ma ragazzi questo non basta.

Non credo che così si faccia un favore alla pizzica, se gliene volete fare uno ascoltatevi "Canti e pizzichi d'amore" del gruppo citato, disco risalente al 2000, così, oltre a fare un favore alla musica popolare scoprendola in maniera saggia e senza raggiri, ne avrete fatto uno grandissimo anche a voi stessi, scoprendo una delle opere più belle mai dedicate ad una reinterpretazione rispettosa (era già esplosa la lezione Zoè ed avevano già inciso il primo disco igrandi Aramirè) ma comunque volta al futuro.