domenica 18 dicembre 2011

"Sodade": ricordo di Cesaria

Carissimi lettori, la musica capoverdiana oggi è di lutto, difatti ieri se ne è andata la più grande voce dell'arcipelago, la cantante di Mornas e Coladeras Cesaria Evora.

Per descrivere i generi di musica capoverdiani, alcuni portoghesi, forse con un po' di megalomania ma comunque realisticamente, dicono che sono "fados con ritmo".

Per me, sinceramente, pur avendo sentito altri cantanti capoverdiani, nessuno ha l'espressività dolcemente strappacuore della voce di Cesaria.

L'album a cui io sono più legata è "Café Atlántico", disco del 1999 dove, oltre a Mornas e Coladeras, si assiste anche all'interpretazione di brani in portoghese ("Negue", classico brasiliano) e in spagnolo ("Maria Helena"). Per motivi ovvi, legati alla lingua, rende di più l'interpretazione intima del primo brano, piuttosto che quella del secondo, dove comunque c'è un bellissimo arrangiamento.

Le canzoni di Cesaria sono cantate in creolo, una lingua nata dal contatto tra il portoghese, lingua dei colonizzatori europei, e i dialetti africani autoctoni. Purtroppo io non capisco molto i testi, ma spesso essi sono animati da un senso quasi ecumenico, che forse la nostra musica (sia leggera che popolare) dovrebbe riscoprire.

Bella la voce dell'Evora, che era dolce ma potente, leggera e malinconica.

Gli ultimi album, come i primi, usciti tra l'altro quando la cantante aveva più di quarant'anni, non sono forse perfetti. Le due gemme che costellano la sua discografia sono, almeno per me, "Café Atlántico" (già citato ma "repetita iuvant") e "São Vicente di longe".

Scusate se questo articolo non può assolutamente ambire ad essere il ritratto di questo genio capoverdiano, è stato l'unico modo che ho trovato per sfogare la mia tristezza.

martedì 6 dicembre 2011

Chicca officiniana imperdibile!

Carissimi lettori, devo aggiornare il blog con un piacere del tutto particolare. Rovistando nel web (e non si finisce mai di scoprire roba nuova!) ho trovato un'intervista a Lamberto Probo degli Zoè veramente succulenta. Risale alla partecipazione del gruppo alla penultima edizione di "Roma incontra il mondo", rassegna di musiche popolari che si tiene nell'estate romana.
Il link è radiosonar.net/.../82-intervista-officina-zoe-10-luglio-roma-incontra-il-mondo.html.
Non ve la spiego, il musicista si sfoga a tutto tondo, da godere!

domenica 4 dicembre 2011

Una bella notizia "pizzicata"

Carissimi lettori, oggi scrivo per darvi una delle notizie più belle che mi potesse capitare di dare.
Dal sito "www.radiotvsalento.net" si può accedere con estrema facilità alla prima web radio dedicata alla pizzica ed alla musica popolare salentina chiamata "radio salento pizzica station".

Laprima volta che l'ho aperta il giorno non sembrava essere dei migliori perché mi ha salutato il gruppo dei Mascarimirì (il "cavallo" e il "cavallino" che nitrivano di una contaminazione tra pizzica, tarantella, rai e non so che altro... incubo!).

Dopo, a Dio piacendo, sono arrivati gli Allabua con "'A vigna", traccia minore del loro secondo cd, incisa con la collaborazione di Quintino Sicuro alla ghironda. Subito dopo sono partiti i Cunservamara, gruppo della nuova ondata, non privo di spunti di interesse. Il loro brano era una versione stornellante di "Te sira".

Tornata ad accendere la web radio sono stata accolta da una "Carataranta" del Canzoniere Grecanico Salentino a guida Daniele Durante. Il brano non è un capolavoro ma è inhnegabile la maestria del gruppo.

Ora mi stanno deliziando gli Officina (Zoè ovviamente!) con la loro versione de "lu rusciu de lu mare", tratta dal classicissimo "Terra".

Continuerò per un po' ad ascoltare redigendo un resoconto di una playlist, per consigliarvi a voi comunque di ascoltarla e farle anche delle critiche, costruttive e sentite come a me piacciono.

Continuando si arriva ad un brano de La notte Della Taranta, ossia alla"Pizzicarella" versione Sparagna. La critica che viene istintiva è che mettono troppo prevalentemente cose commerciali ma meglio di niente come divulgazione della pizzica si può accettare.

Il brano sinceramente è una delle peggiori cose che si siano mai fatte, in quanto il signorino Sparagna nei suoi tre anni di conduzione dell'orchestra popolare (idea bruttissima in sé oltretutto!) si è ritenuto in diritto e in dovere, per ridare contemporaneità al folk salentino, di rimusicarlo in tutto e per tutto. Questo a casa mia si chiama essere ladroni! Per me, e fortunatamente non solo, la "Pizzicarella" della "Simpatichina" è più bella e più coinvolgente.

Poi, per quanto riguarda la voce di Alessia Tondo, bambina prodigio della Notte, non ha una voce convincente ma nemmeno un po', e sette anni dopo questa incisione (2004-2011) la sua voce è già rauca e forza molto se canta. Se questo è il futuro del Salento sinceramente meglio restarsene al passato.

Va detto che la batteria, e su questo Sparagna è stato bravo, imita i tamburelli, anche se piuttosto che sentirli imitati da una batteria io li avrei voluti sentire dal vero i tamburelli.

Pur di allungarla allo sfinimento, invece di trovare nuove strofe, cosa che veramente darebbe un futuro a questa musica, la "Pizzicarella" si ricanta identica in tutto e per tutto. Fantasia, novità, innovazione solo a chiacchiere, a fatti stagnazione!

Gli strumenti si stanno dando a una pizzica casinara ma forse coinvolgente per i "tarantolati" (e la smettessero di chiamarsi così!) che stavano nel cortile del convento degli Agostiniani.

Questa stazione ha di bello che alterna brani veloci e brani lenti. Andando avanti si ascolta un brano, probabilmente in dialetto siciliano o brindisino, con un testo bellissimo ma con una musica ed un arrangiamento di questi che vanno di moda ora, in minore, con tre accordi e melodie dove, pur di non calcare e imitare gli anziani, si fadiventare il folk altrodase stesso. Almeno qui non c'è la batteria, si ascolta un gruppo quasi tradizionale. Come spesso succede nei gruppi nuovi, magari si assiste anche ad un dominio buono degli strumenti, qui fanno cose interessanti sia le percussioni che il violino, ma anche alla scarsità delle voci, che invece, secondo quanto affermano quelli che hanno iniziato questo lavoro venti o più anni fa, sono l'elemento più importante della musica popolare salentina, che, non lo scordiamo, era cantata nei campi e non c'erano strumenti se non in cotnate occasioni.

Il brano successivo fa fare un bel salto di qualità, difatti, dal cd "Focu d'amore" del Nuovo Canzoniere Grecanico Salentino a guida Mauro Durante, si ascolta la "Pizzica caddhipulina", molto ben cantata e suonata da tutti.

Il canale comunque è caldamente consigliato, ma ancora un pochino lo seguiamo redigendo un resoconto.

Oltre al repertorio tipico di ogni regione o di ogni zona c'è un repertorio che ormai è diventato una "coinè", ossia uno standard panameridionale. Tra i brani che compongono questo standard, purtroppo, c'è "Brigante se more", brano con testo e musica d'autore (Eugenio Bennato e Carlo D'Angiò) dedicato al brigantaggio, una forma di "leghismo" meridionale, molto più giustificato della secessione della Lega Nord, comunque inutile in un'epoca di globalizzazione selvaggia dove per aver spazio si può solo pensare unitariamente e non separarci.

Si dovrebbe riparare le ingiustizie che da ogni lato si sono perpetrate, si dovrebbe vivere in pace tra di noi, l'Italia è bella perché è ricca di diversità, restare uniti è un dovere!

Comunque questa canzone io non l'ho amata né nella versione originale né, tantomeno, in quelle fatte in tutto il Sud senza conoscere il dialetto napoletano, in una coinè (anche questa insopportabile quanto questo obbligo di scimmiottare i dischi di Bennato di trent'anni fa spacciati per tradizione) dove si mischia napoletano, salentino, siciliano. La stessa traccia continua con "Vulesse addeventare nu brigante", altro brano della "coinè" che io condanno (il Sud, come tutta l'Italia, è bello perché è diverso e vario. Un conto è se tu scegli consapevolmente di fare tutto il Sud, un altro è, come succede ora spessissimo, se per ignoranza di quello che hai a casa tua, lo vai ad arricchire con brani, oltretutto prevedibilissimi, presi da altre regioni senza studiarti niente né gli stili né i dialetti).

Adesso stiamo ascoltando un brano di un gruppo a me sconosciuto (purtroppo qui non so se si sanno gli interpreti ed i titoli delle canzoni, per ora io non so come fare). Il brano è bello solo per la musica, le voci fanno abbastanza pena, ma già ne abbiamo parlato in precedenza,questo è il futuro della musica salentina (preferisco il passato, grazie!).

La critica è sempre quella, quasi solo cose commerciali!

E torniamo al piacevole, arrivano gli Zimbaria (i veri, quelli con Pino "Zimba"!). Dal loro primo disco ("live", 2004) arrivano degli stornelli con strofe riprese dagli Ucci, almeno adesso si canta la vera tradizione salentina.

Adesso fate voi, io ve l'ho detto e comunque sono felice.