Carissimi lettori, questa sera scrivo per commentare a caldo, come ormai saprete che mi piace fare, una puntata di "Effetto notte in Italia", trasmissione di Blusat 2000 di cui abbiamo già parlato diverso tempo fa.
In questa settimana sanremese (purtroppo ci siamo!), il programma si dedica ad alcune retrospettive su artisti che in questi giorni calcheranno il paludato e paludoso palco dell'Ariston.
Questa sera si parla di Enrico Ruggeri, e la scaletta inizia con "Contessa", brano che il cantautore lanciò nell'edizione del 1980 di Sanremo. La versione ascoltata è live, tratta dalla raccolta "la giostra della memoria", album uscito dopo la quinta partecipazione del cantautore al Festival di Sanremo, avvenuta nel 1993 (e vinse, che tempi!).
Il brano è caratterizzato da venature rock, che con gli anni in questo brano si sono un po' spente, per lasciare spazio a influenze etniche, che permettono al brano di avere sempre nuova vita, alla fine di ogni concerto di Ruggeri.
La puntata continua con "Vivo da re", secondo grande successo tratto dal secondo ed ultimo album dei Decibel, che ascoltiamo sempre tratto dalla raccolta del '93. Anche questo brano è più duro, ma sempre romantico, per quanto si possa applicare questo aggettivo al primo Enrico Ruggeri. Mi fa particolarmente piacere ascoltare i brani tratti da questo cd, perché è un album di cui ricordo benissimo l'uscita e l'esultanza che mi dette la vittoria a Sanremo con il brano "Mistero".
Stiamo arrivando al 1983, anno in cui Enrico Ruggeri scrive "Il mare d'inverno", brano che inciderà solo l'anno seguente nella raccolta "Presente studio e live", uscita dopo la prima partecipazione solistica del cantante a Sanremo. Il brano, lanciato da Loredana bertè, solo nell'interpretazione del suo autore acquista la dignità che la sua bellezza merita. La versione della cantante di Bagnara, infatti, credo che non sappia tradurre la meravigliosa malinconia che Ruggeri ha messo in questo ritratto di un mare abbandonato al suo destino, con un frequentatore solitario che ne rispecchia la condizione di tristezza. L'arrangiamento, veramente notevole, permette di assistere ad un bellissimo accordo tra sonorità rock, che si contaminano con il soffio malinconico del testo, ed un pianoforte che porta una ventata di classico che, anche se non era estranea all'album "Vivo da re", da qui si rafforza per non sparire più.
Del 1984 è la già citata partecipazione sanremese con "Nuovo swing" e sono del biennio 85-86 gli album "Tutto scorre", "Difesa francese" e "Enrico VIII", che conteneva tra l'altro un capolavoro assoluto della discografia del nostro, la ballata "Il portiere di notte".
La trasmissione continua con "Si può dare di più", brano che portò il trio Ruggeri-Morandi-Tozzi, a vincere il Festival di Sanremo (Anche se non lo considero un capolavoro è sempre meglio di qualsiasi delle canzoni uscite in questi ultimi anni!). Il brano, come saprete, è ormai diventato l'inno della "nazionale cantanti" istituzione che, oltre a permettere ai suoi membri di sfogare la loro passione calcistica, aiuta, con gli incassi delle sue partite, molte cause giuste.
Dello stesso anno sono sia l'album "Vai rrouge" che la scrittura del capolavoro "Quello che le donne non dicono", che gli fa vincere (meritatamente!) il Premio della critica allo stesso Festival di Sanremo, anche grazie ad una superba interpretazione della Mannoia, alla quale il cantautore affiderà suoi brani come "La giostra della memoria", che fu quello che in me svegliò la curiosità verso di lui.
Gli anni Ottanta si concludono con "La parola ai testimoni", album a cui io non sono particolarmente legata, ma il decennio successivo si apre con "Il falco e il gabbiano", album che simboleggia le due anime di Ruggeri, quella più rock e quella cantautorale, che d'ora in poi convivranno in ogni suo disco. Dell'album è da ricordare la bellissima "Ti avrò", da cui il cantautore ha estratto il titolo del cd. Del 1992 è "Peter pan", disco che va ricordato per canzoni come "Peter pan" e "Prima del temporale", bellissimo brano rock il primo, ballata romanticissima la seconda.
Nel 1993 c'è il già ampiamente citato "La giostra della memoria" che, forse, è il disco più bello del cantautore. Dell'anno successivo è "Soggetti smarriti", che è da ricordare per la presenza di un brano bellissimo, che purtroppo non ci fanno sentire, intitolato "Non piango più". E' una di quelle ballate, forse apparentemente banali, ma che, ultimamente, per paradosso sono l'unica cosa che mi riesce ad emozionare nella musica leggera.
Del 1996 è "Fango e stelle", album che non ebbe il successo sperato, sia per la difficoltà che nasconde per le sue sonorità fortemente progressive, sia per problemi legati alla sua promozione. Da qui inizia il periodo di Ruggeri che io amo di meno, che si conclude assolutamente con "La vie en rouge", doppio live meraviglioso che permette di godere di versioni quasi acustiche dei maggiori successi del nostro, incise al Teatro Ponchielli.
Paola de Simone, come sempre ineccepibile coordinatrice del programma, ci sta proponendo una sicuramente emozionante ma non del tutto convincente, versione di "Quello che le donne non dicono", nella quale le parti che nella versione di "Vai rrouge" erano affidate a Fiorella Mannoia, molto timida ed impacciata, vengono cantate con buona intonazione dal pubblico.
Del 2002 è la partecipazione, che lo porterà a classificarsi al quinto posto, al Festival di Sanremo, con la bellissima "Primavera a Sarajevo" ("la balalaika"!).
Se la canzone in questione era dedicata alla guerra in Bosnia Erzegovina, nel 2003 il cantautore, coraggioso come sempre, porta a Sanremo un brano contro la pena di morte, che interpreta insieme a quella che ormai è diventata la sua compagna di vita e collaboratrice Andrea Mirò. Il brano, intitolato "Nessuno tocchi caino", annuncia l'uscita di uno dei più begli album di Enrico Ruggeri, dal titolo "Gli occhi del musicista", caratterizzato da sonorità acustiche ed intime. L'anno dopo, incitato da suo figlio, il cantautore pubblica "Punk prima di te", il cui titolo è ispirato ad una canzone contenuta ne "Il falco e il gabbiano" (1990). L'album contiene moltissimi brani dei Decibel reincisi per la loro sconcertante attualità (ascoltate "Il lavaggio del cervello" e pensate che non c'è differenza tra come ci trattano i media e quello che dice la canzone scritta nel 1977!).
Il 2005 è l'anno di "Amore e guerra", cd stupendo che racchiude questa doppiezza del cantautore, perché vi sono brani molto acustici come "Il romantico aviatore", ed altri elettro-rock come "L'americano medio", che fu il brano scelto per trainarlo nelle nostre vite.
Nel 2006 il cantautore ci propone "Cuore, muscoli e cervello", triplo e completissimo cofanetto antologico, anche questo ottenuto dall'assemblaggio di brani editi ed inediti. Notevole, secondo me, è "Fiore della strada", che apre uno dei tre cd (non mi ricordo quale, chiedo venia!). Il brano ci fa riflettere sulle reazioni, spesso di bieco razzismo, che abbiamo di fronte agli episodi di emarginazione, che sovente riteniamo stupidamente lontani da noi, scordandoci del fatto che essi molte volte sono provocati da sciocchezze che potremmo comodamente compiere magari in buona fede.
Del 2007 è un album di cover natalizie, seguito da "Rock show", che potremmo paragonare al recentemente recensito "Il mestiere delle canzoni" di Don Backy, perché anche esso è una compiuta sul suo mestiere.
Del 2009 è, infine, il triplo cd "All-in", diviso in tre cd dedicati a tre diversi progetti, che il cantautore, data la triste situazione del mercato discografico, ha deciso di accorpare.
La trasmissione, dopo averci fatto risentire "Mistero" in versione originale, estratta da "la giostra della memoria", ci sta deliziando con "Gli occhi del musicista", ritratto bellissimo e tenero di questa categoria che, spesso, chi non ne fa parte non riesce a capire.
Questo articolo, ovviamente, non vuole essere un ritratto di Enrico Ruggeri, ma delle pennellate sul "Mio" Enrico Ruggeri.
martedì 16 febbraio 2010
Commento alla puntata del 16/02/10 di "Effetto notte in Italia"
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Grazie.
RispondiEliminaPaola De Simone
Ciao Valentina,
RispondiEliminamolto bella questa tua panoramica su Enrico Ruggeri, uno dei cantautori italiani a cui sono più legata. Credo che il suo stile complessivo, quindi sia sul versante rock che su quello più melodico, sia contraddistinto innanzitutto da una grande eleganza e dall'assenza di qualsiasi volontà di omologazione. Grazie per il tuo bell'articolo!
Melisanda M.A.
@melisanda
RispondiEliminaGrazie a te, Ruggeri è una delle mie passioni, quindi lo feci con estremo piacere.