Carissimi lettori, sono finalmente riuscita ad avere accesso ad una classifica "ufficiale" stilata dopo il festival di sanremo, ossia a quella della settimana dal 15 al 21 febbraio, quindi la commenterò per voi.
La prima posizione dimostra subito l'"effetto sanremo", perché vi troviamo Marco Mengoni, cantante che nella kermesse canora si è classificato terzo. Non emetto nessun grido di giubilo per questo piazzamento, infatti, nonostante l'obbiettiva particolarità del timbro di Mengoni (asessuato? che paura!), non lo trovo meritevole di tale posto. Oltretutto ritengo bruttissima la polemica scatenata da Morgan, mentore di Mengoni che proviene da "X factor", è semplicemente vergognosa. Questo è stato un Festival dove ci si è divertiti un po' troppo a fare accostamenti spesso forzati tra i nuovi brani e vecchie conoscenze della storia della musica leggera (forzato mi pare quello tra la giustamente odiata "Italia amore mio" e "Over the raimbow" tirato in ballo dalla brava Nina Zilli).
Il secondo ed il terzo posto sono appannaggio di due stranieri, quindi noi ci torniamo ad interessare del quarto, dove troviamo una giovane salentina dalla bella voce, la leccese Alessandra Amoroso. Devo ancora finire di convincermi sulla sua effettiva bravura, bisogna darle qualche anno per maturare ancora e trovare la sua strada, ma che è una buona cantante non le si può negare. Voglio augurarmi che la Sony, che la produce sotto etichetta Epic, non la tratti come un prodotto e le dia davvero un futuro "Senza nuvole". Magari si può dire che i primi due singoli estratti da questo suo disco, "Senza nuvole" ed "Estranei a partire da ieri", siano ritmicamente uguali, ma io, che mi sono stancata di "stranezze etnicheggianti" nella musica leggera, preferisco questi pezzi a brani esotici ed incomprensibili.
Al quinto posto troviamo il vincitore della sezione "Artisti" del Festival, il sardo Valerio Scanu. Si è gridato da più parti alla vergogna per questa sua vittoria, secondo me era peggio se avessero vinto Pupo, Emanuele Filiberto e Luca Canonici. Sinceramente anche io penso che forse non avrebbe dovuto vincere, ma forse i brani come il suo sono gli unici che possono essere metabolizzati dal pubblico televotante, a cui, forse è meglio ricordarlo, competeva il cinquanta per cento del potere nella scelta del vincitore. E' anche vero che il Codacons ha fatto ricorso contro il televoto e la sua effettiva manipolazione, ma sta di fatto che il brano di Scanu copre i gusti di una larga fascia di pubblico, che è quella che guarda prevalentemente questi programmi musical-televisivi. Come ho già detto a suo tempo, anche se il brano non è un capolavoro, ha anche delle qualità. Bisogna anche dire che io ne avrei abbastanza di chi pretende l'intellettualità dal Festival di Sanremo. Per quanto riguarda il giudizio sul cantante, poi, tentiamo di darlo non solo sulla base del Festival, aspettiamo di poter sentire qualche canzone in più.
Se devo parlare soggettivamente, avrei voluto vedere il nome di Malika Ayane un po' più in alto, ma la raffinatezza non è esattamente ben ripagata nel mercato discografico "poppettaro". La voce della cantante dal nome particolare, non me ne abbia, è sicuramente fuori dal comune, come particolare è il suomodo di comporre, quindi c'è sempre qualche problema. Comunque sono felice che lei testardamente continui, ancor più mi soddisfa il fatto che lei non abbia voluto cambiare sonorità o genere, dimostrando, più che attaccamento al successo come potrebbe pensare qualche malintenzionato, una grossa coerenza.
Dopo il settimo posto, che è appannaggio del Michelino mondiale (scusate ma veramente non se ne può più! non abbiamo assolutamente riservato questo trattamento ad alcuni grandi della nostra musica altrettanto scomparsi, una grandissima vergogna!), quando si torna a cantare in italiano si trovano i Sonhora, gruppo che tra l'altro scrive questa parola con un'"h" in mezzo. Si può dire che non li conosco e che non mi dicono niente, mi paiono il tipico gruppo rock che, però, per fare colpo su un pubblico sanremese, porta un pezzo melodico che non sa cantare, perché è costituito da gente musicalmente quantomeno discutibile.
Dopo due posti appannaggio di artisti stranieri, ci si ritrova con il "blasco" e la sua "combriccola", tramite il disco "Tracks 2", che però vediamo sprofondare di otto posizioni. A me Vasco Rossi non è mai piaciuto, eccezion fatta per alcune canzoni anni Settanta-Ottanta, che mi piacciono solo in versione originale. Lo trovo comunque uno di quegli artisti che, per diventare famoso, ha sfruttato alcune calamite come la facilità armonica dei pezzi e la falsa trasgressione di alcuni testi.
Andando avanti troviamo un altro celebre "sprofondato", infatti al dodicesimo posto ritroviamo il soulman Mario Biondi con il suo "If", disco prodotto dalla casa discografica di Renato Zero. Infatti, e lo si nota nella bellissima canzone che il siciliano esegue in duetto con "il re dei sorcini", tra i due è nata una stupenda amicizia (naturalmente il brano di cui si parla è la famosa "Non smetterei più, estratta da "Presente", ultimo cd di Renato Zero).
Quando si torna a cantare in italiano, troviamo un dato che non mi è molto chiaro. Al quattordicesimo posto, e già qui potrei obbiettare, troviamo l'album di Noemi "Sulla mia pelle". Sono felice perché è risalito molto grazie alla nuova edizione sanremese, ma non sufficientemente, perché un'artista dalla bravura simile dovrebbe stare molto ma molto più su. Infatti, il dato che non mi è chiaro, è come si faccia a non capire che Noemi, forse, è uno dei pochi artisti validi sfornati dai talent show, queste macchine infernali di confezionamento musicale. Non concordo sulle numerose voci che paragonano la cantante romana ad altre grandi voci d'Italia e del mondo, perché ognuno è insostituibile. Credo che con questo vizio, molto diffuso da noi che siamo secondi forse solo al Portogallo, i cantanti vengono ammazzati e non aiutati.
Al quindicesimo posto troviamo un disco che ci sta ammorbando da almeno quarantotto settimane, l'ultimo della rocker senese Gianna Nannini. L'unica canzone che mi piace in parte tra quelle che ho sentito, è "Salvami", duetto con Giorgia. Ciò che mi piace poco è l'amalgama delle voci, forse troppo diverse.
Al diciassettesimo posto, abbiamo saltato Michael Bublé, troviamo Gianluca Grignani, un cantante il cui primo disco, soprattutto i brani "Destinazione paradiso", Primo treno per Marte" e "La mia storia tra le dita", mi aveva fatto sperare bene. A partire più o meno da "La fabbrica di plastica", il cantautore, idolatrato tra gli altri da Lucio Dalla che gli ha fatto suonare la chitarra in una canzone di un suo recente disco, si è convertito ad un rock alla britannica, ma senza un centesimo della ricchezza di gruppi come il Coldplay. La voce di Grignani, oltretutto, è rauca ed insipida, quindi è veramente un personaggio nullo (mi pare di ricordare anche una storia di droga, non è solo Morgan come vedete!).
La prossima artista, anche se ha pubblicato un cd dal titolo "Heart", è di nostro interesse poiché è italiana. Ci riferiamo ad Elisa, la cui voce non si può ignorare, anche se dal punto di vista mio personale non è poi particolare. Mi sembra una voce leggera, un po' melliflua, ma comunque in grado di esprimersi bene. Si è vista di recente al Festival di Sanremo, e spero che abbia emozionato più di uno con la sua performance.
Al diciannovesimo posto troviamo ancora un altro italiano, forse l'interprete più coraggioso uscito in questi ultimi vent'anni. mi riferisco a Francesco Renga, a cui do del coraggioso per aver deciso di incidere un cd completamente accompagnato da un'orchestra classica, organico che richiede grande bravura interpretativa di per sé, oltretutto dedicato alle canzoni degli anni Sessanta, quasi mai scontate soprattutto se catalogabili nel genere "melodico".
Al ventesimo posto, e non se ne può più, troviamo ancora Tiziano Ferro ed il suo "Alla mia età", che dopo che è stato il disco più venduto del 2009, riesce ancora a vendere alla grande ora. Veramente non mi riesco a dare una ragione per questo fenomeno, all'infuori del battage pubblicitario di molte, troppe radio.
Oltretutto il nostro Ferro, come ho già avuto occasione di dichiarare in qualche altro articolo, è completamente stonato, basta vederlo in un qualsiasi programma televisivo dove si canti dal vivo (è sufficiente anche solo "Top of the pops"), e la vergogna comincia.
Andando avanti, svanito ormai l'effetto sanremese, ritroviamo i dischi che ci hanno tenuto compagnia prima del Festival, incluso questo "Laura live world tour", della romagnola Laura Pausini. E' un disco brutto, anche perché ormai la cantante ha perso tutta quella semplicità di cui sembrava provvista nel suo primo periodo. Trovo il percorso della Pausini compatibile con quello di qualcuno che sfrutta una cosa, poi, dopo averla sfruttata, la butta via seppur finge di continuarla ad usare.
Al ventitreesimo posto troviamo il grande Claudio Baglioni, che ci presenta il disco più pazzo ed inutile della sua vita. In questo caso non è in discussione la qualità dell'album in sé, che è grandissima ve lo posso assicurare, ma la filosofia che lo presiede. Trovo quantomeno discutibile voler rifare in studio i brani di un proprio vecchio disco, anche se per nascondere la furbatina lo si ricanta e addirittura lo si arricchisce facendolo diventare un'opera. E' proprio qui il problema: io sono ancora per le barriere tra generi (ho vecchi tabù, ma non me ne disferò per ora!), quindi le opere, se si vogliono chiamare tali, debbono avere nel loro cast cantanti con la voce impostata, non quindi alla Baglioni. Sono completamente discorde con neologismi come "Opera popolare" (i bellissimi lavori di Cocciante io li chiamo musical!) o "Opera rock" (anche questi li chiamo come sopra!).
Al ventiquattresimo posto, incredibile a dirsi, si fa risentire l'influsso sanremese, infatti si reperisce Irene Grandi, voce che non mi ha convinto mai. Credo infatti che, se si canta musica leggera, si debba puntare ad un italiano quasi privo d'accento, mentre gli accenti se li possono permettere coloro che fanno musica di confine, quella che può spaziare da suggestioni pop ad influenze etniche (si vedano molti cantautori!). La voce della Grandi, oltretutto non mi piace, come non condivido questo suo darsi le arie di grande cantante rock e jazz quando è semplicemente una cantante pop.
Al venticinquesimo posto, purtroppo, troviamo un disco di un cantante romano che, dopo qualche brano carino nei primi dischi, si è dato al pop di conio internazionale, ossia al genere che accontenta i fan ad oltranza e gli stranieri. Il cantante in questione, uno dei pochi che l'Italia esporta a livello massificato (quantomeno di lui si sa, di altri no!), è Eros Ramazzotti. Io non capisco che charme possa avere una voce così nasale senza altre sfumature, senza altri particolari. Non capisco oltretutto il perché di così tanto successo, non mi viene neanche di azzardare un motivo.
Dopo il caso mediatico della casalinga inglese convertita allo showbusiness, troviamo un caso mediatico nostrano altrettanto discutibile e patetico, quello di Morgan. Questo cantante, ormai inseparabile amico di qualsiasi tributo ai cantautori, è ritenuto bravo per il solo fatto che è in grado di eseguire brani di musica classica (per fare ciò basta aver studiato pianoforte al Conservatorio ed aver voluto proseguire gli studi, cosa che qualcuno ancora fa!). Sinceramente, oltretutto, io mi convinco che c'è qualche problema ogni volta che qualche musicista viene invitato a condurre programmi musicali, quella è la fine. Oltretutto, in un'edizione di "X factor" che seguii un po' più da vicino, lui ebbe giudizi a dir poco discutibili, soprattutto escluse una cover interessantissima di "Bocca di Rosa" di De Andrè con la giustificazione che l'autore ne sarebbe rimasto deluso, mentre lui ha avuto il coraggio di rifare per intero, senza arricchirlo se non di suoni inutili, l'album del genovese "Non al denaro, non all'amore né al cielo". Se questo è un cantante bravo, sinceramente non lo capisco.
Al ventottesimo posto torna Alessandra Amoroso, che già avevamo trovato con "Senza nuvole", con il suo disco precedente che non conosco, comunque voglio approfittare di questa nuova occasione per rifarle ancora i miei più sentiti complimenti e sottintendere le speranze che ho già espresso prima.
Al trentesimo posto troviamo Povia, con l'ultimo suo cd, che contiene due brani veramente brutti, quello sanremese da una parte, ma soprattutto quello con il coro dell'Antoniano di bologna. Posso capire che ormai il "canta-cameriere" abbia scelto i bambini come suo pubblico personale, ma c'è un limite a tutto. Per cantare, poi, ci vuole anche uno straccio di voce, e il signor Peppino mi pare che non l'ha.
Al trentunesimo posto si trova ancora una volta Marco Mengoni, questa volta con il suo precedente disco, la cui title track mi pare abbia lo stesso ritmo della canzone sanrmese (fantasia!).
Al trentaduesimo posto troviamo il padre dei "Neomelodici" napoletani, pentito di ciò che ha fatto, quindi convertitosi al pop etnico ed al teatro impegnato e di qualità. la canzone che ha presentato a Sanremo, brano che dà il titolo al cd presente, è a dir poco brutta, per lo meno secondo me non racconta il Sud Italia. Non credo infatti che basti dire che qualcosa non è solo come lo si dipinge comunemente affinché la gente possa sentire di trovare una terra ritratta in musica. Oltretutto mi sembra che il brano in questione sia un miscuglio di luoghi comuni, veramente una vergogna (altro che il riscatto del Sud!).
Eccoci all'ultimo cd di Enrico Ruggeri, di cui ancora non ho sentito niente all'infuori della bella canzone sanrmese. trovo questo piazzamento un po' troppo basso per la qualità della'rtista, ma spero di sapere ben presto che sale e va a gonfie vele. Mi dispiace quando si tende ad avere dei giudizi su artisti in piena e lucida attività, basati su esperienze che non sono in fondo preponderanti nella loro vita.
Come avete visto, dal trentaduesimo posto in qua, si è tornato a far sentire l'"effetto sanremo", infatti andando avanti troviamo la promettente Nina Zilli con le sue sonorità bacrackiane e retro. Sono curiosa che si senta altro in giro di questa cantante, io sinceramente non sono molto attratta dall'idea di passarmi due o tre ore in un negozio di dischi ad ascoltare musica in cuffia, quindi devo avere un po' di fortuna con la radio (missione impossibile!).
Al trentasettesimo posto, per fortuna qualcosa si salta, troviamo una delle superospiti del Festival di Sanremo, nella mitica serata di giovedì. Mi riferisco alla siciliana Carmen Consoli, la "cantantessa" d'Italia. Il suo ultimo disco, ancora una volta caratterizzato dall'intimità che la cantante ha scoperto a partire da "L'eccezione", si intitola "Elettra" ed è impreziosito da canzoni come la commoventissima "Mandaci una cartolina", ballata con un forte "tempero" brasiliano.
Subito dopo si ritrova il Gianluca nazionale (Grignani, naturalmente!), con un "Best of" in classifica da quattro settimane. E' veramente da furbi far uscire due dischi dello stesso cantante così ravvicinati?
Al prossimo artista, parafrasando la canzone con la quale ha vinto il Sanremo giovani di due anni fa, gli potremmo dire: "Pensa, prima di cantare pensa!". Mi riferisco, come avrete forse capito, a Fabrizio Moro, uno dei tanti "stonati" che sono diventati cantanti professionisti. basta! Non ne posso più di sentire questi cantanti che fanno queste canzoni qualunquiste che sembrano impegnate, sulle stesse tematiche da sempre, dalla mafia, alla guerra, all'attualità spicciola e non rielaborata.
Andando avanti voglio gridare un "Evviva!", in quanto si trova in classifica, al quarantesimo posto, l'ultimo favoloso disco di Fiorella Mannoia, segno che questa voce romana strega ancora molta gente e non solo la sottoscritta. Segno anche, forse, che non tutti i dischi di cover sono uguali, infatti un conto è la sensibilità di chi è sempre interprete, un conto sono le tentazioni semplicistiche di chi magari, da cantautore, fa un disco da interprete per prendersi una vacanzetta.
Al quarantaduesimo posto troviamo una raccolta dei Nomadi uscita da due settimane, ma per me non esiste, perché il gruppo ha smesso di esistere quando la splendida voce di Augusto ha taciuto per sempre. Le uniche raccolte che mi interessano, infatti ne possiedo qualcuna, sono quelle riguardanti il periodo 1963-1992, appunto quello della presenza nel gruppo del grande Daolio. Trovo discutibilissima la voglia che il gruppo ha di continuare ad usare questo nome, infrangendo secondo me la sacralità di una storia.
Subito dopo, ed è il caso di dire "Grande!!", troviamo l'ultimo cd di Renato Zero, che resiste, a quasi un anno dalll'uscita, in classifica, anche se non più tra i primi. E' un disco che vi consiglio caldamente, ma qui se ne è a suo tempo ampiamente parlato, quindi non approfondiamo.
Al quarantaquattresimo posto troviamo il secondo cd di Arisa, una brava cantante lucana che almeno ha effettiva bravura da vendere. La canzone che dà il titolo al cd, unica che sinora mi è arrivata alle orecchie, è molto carina, anche se preferisco la versione non pubblicata, quella con la Lino Patruno jazz band. Infatti ritengo insostituibile, come accompagnamento alla voce della cantante, un tappeto di strumenti acustici, ben suonati e soprattutto swinganti. Va riconosciuta alla cantante una grande caparbietà e coerenza.
E non sono per niente "buone vibrazioni" quelle che arrivano successivamente, infatti troviamo questo gruppo, il cui cantante è abbastanza tendente allo stonato, che sembra abbia preso gusto a fare testi che, pur di essere pseudo innovativi, sono caratterizzati da una stupidità monumentale. Oltretutto, credo di essermi già espressa in questi termini, mi stanca ogni progetto che scimmiotti qualcosa che provenga da territori che ci sono lontani culturalmente come l'Inghilterra o l'America.
Non ho mai amato Franco Battiato, eccezion fatta per quelle poche volte che è riuscito a fare canzoni non esageratamente filosofiche o stupide (Adoro "E ti vengo a cercare" ma basta!). Non amo oltretutto le canzoni politiche di chi dice che la musica "non si deve occupare di politica", e ritengo che sia una moda lanciare strali a Berlusconi ormai da ogni parte. Le due canzoni che si sono sentite per radio, oltretutto, hanno lo stesso identico ritmo ed un giro armonico similissimo (fantasia al massimo grado!).
Al quarantasettesimo posto torniamo a trovare un artista appena tornato dal Festival, ossia il romano Simone Cristicchi. Non mi posso esprimere sul cd perché non lo conosco, e sul brano sanremese mi sono già espressa nella giusta sede. Voglio solo dire che, per quanto il cantante abbia la coerenza di fare un percorso molto personale, sinceramente non mi convince, anche perché l'intonazione non è una delle sue virtù, ma io non posso farne a meno mai (anche nella musica popolare preferisco un intonato ad uno stonato!).
Subito dopo troviamo la prima cantante rivelataci da "X factor", l'ex commessa Giusy Ferreri. La cantante, come qualcuno saprà, si è cimentata con un cd di cover. Voglio riconoscerle che ha avuto il coraggio di portare al successo alcuni pezzi che forse in Italia non avevano avuto una giusta accoglienza (sto pensando soprattutto al "Como quieras que te quiera" di Marcela Morelo che diventa "Come pensi possa amarti"), ma ciò non toglie che la sua voce sia insipida e, soprattutto, sempre uguale a se stessa.
Quando ci stiamo per avvicinare alla metà della classifica, troviamo Irene Fornaciari, cantante che a me non è mai piaciuta, anche perché in Italia è raro che ami i figli d'arte (faccio una bella differenza tra noi e gli altri paesi, soprattutto il Portogallo!). La cantante forse ha anche una voce interessante, ma le canzoni sin ora sentite non mi sono entrate nel cuore.
La seconda metà della classifica è aperta da una sfilata di stranieri, che viene interrotta dal più grande autore di musica d'ambiente (in quelli che frequento io non ce la vorrei, ma sono gusti!), il pianista Giovanni Allevi. Mi è sempre stato difficile digerire, nonostante il mio suonare questo strumento, i dischi basati sul virtuosismo solistico, vedasi anche Kate Jarret (che non digerisco anche per altri motivi, ma qui non interessa!). Non amo nessuno di questi pianisti di nuova generazione, da Einaudi, a Pierannunzi, ad Allevi.
Dopo un'altra sfilata di stranieri, al sessantatreesimo posto troviamo il vincitore (indegno!) di Sanremo Giovani, il napoletano e "neomelodico" Tony Maiello. Non voglio tornare sulla canzone sanremese, voglio solo dire che ha una voce assolutamente nulla, insipida e comune.
Continuando troviamo la raccolta con live ed inediti "Secondo tempo", opera del cantante di correggio Luciano Ligabue. L'unica canzone che mi sento di salvare, insieme a "Buona notte all'Italia", impegnata quindi meno conosciuta, è "Il mio pensiero".
Non so cosa dire sull'artista che troviamo al sessantaseiesimo posto, ossia sul toscano Andrea Bocelli. Credo che l'unico suo problema sia quello di volersi sdoppiare tra musica leggera e lirica, senza capire che forse lui ha qualche valore solo come interprete di musica "lirico-leggera". Infatti, pur non essendo io né un'appassionata e tantomeno una cultrice d'Opera, riesco a rendermi conto della debolezza delle sue interpretazioni di arie o anche solo di canzoni classiche napoletane. L'unico disco della discografia di Andrea Bocelli a cui sono legata, perché l'ho posseduto per molto tempo, è "Romanza", disco che conteneva tra l'altro le bellissime "Con te partirò", presentata al Sanremo 1995, "Per amore", scritta da Mariella Nava, e "Vivo per lei" interpretata con Giorgia. In classifica troviamo un "The best of", formato che io di solito odio. E' raro infatti che queste raccolte, fatte solo per il mercato e pensate per chi non conosce gli artisti, mi riescano a soddisfare.
Al sessantasettesimo posto, e vergognatevi, troviamo il cd di Malika Ayane, una delle più grandi voci dell'ultima ondata, che forse paga solo il fatto di non fare canzoni da falò. Il timbro della cantante, di intonazione impeccabile anche se non puro, è profondo e penetrante. E' una voce rara!
La posizione numero settanta, andando avanti dopo un paio di stranieri, è occupata da Neffa, un cantante che, dopo la "svolta" fatta forse anche per motivi commerciali, riesce comunque a sfornare canzoni accettabili, comunque non troppo facili armonicamente. Per questo voglio gridargli un "bravo!", ma se curasse un po' l'intonazione non sarebbe del tutto male. Me lo ricordo ancora ad un tributo a De Andrè organizzato dalla Rai, mentre interpreta "Il testamento" stonandola completamente: vergogna!
Alla settantaduesima posizione troviamo il "bluesman de noantri", che ha fatto un brano abbastanza melodico intitolato "Piove", peccato che la chitarra non sappia andare oltre i giri di blues!
Continuando ritroviamo Elisa,questa volta con la raccolta con la quale ha festeggiato dieci anni dicarriera, che conteneva il bel brano "Eppure sentire (un senso di te)", bellissima ballata lenta, come ormai se ne sentono davvero poche.
Andando avanti, dopo aver saltato alcuni stranieri, troviamo Gianna Nannini con un "Giannabest", quindi con un disco veramente da scartare.
Al settantaseiesimo posto, continuando, ritroviamo laura Pausini, questa volta con il suo ultimo album di inediti, intitolato "Primavera in anticipo", disco dove ancora una volta la cantante sfrutta la nostra tendenza endemica al patetismo e alla tenerezza generalizzata.
Il settantottesimo posto mi rende profondamente felice, infatti tutt'ora campeggia in questa posizione il triplo di Fabrizio de Andrè "In direzione ostinata e contraria". Sono felice che queste due antologie continuino a mietere successo, per dimostrare a chi non ci crede che, anche e soprattutto andando "In direzione ostinata e contraria", si può essere ascoltati ed amati.
La settantina si chiude con un altro "The best of", quello della Lauretta nazionale su cui non vorrei tornare.
La decina degli Ottanta si apre con un disco che, nonostante il suo essere uscito ormai molto tempo fa, è riuscito a risalre diciannove posizioni, ossia con l'ultimo cd da studio di Vasco Rossi, intitolato "Il mondo che vorrei". Mi sono già espressa sul Vascolone nazionale, voglio solo dire che la sua morale da "uomo che ha capito" mi ha stancato da morire.
Anche la posizione successiva è appannaggio di un altro disco del rocker di Zocca ma passiamo ad altro.
C'è un ritorno in classifica al quanto strano, in quanto si assiste al rientro del primo album dei Negramaro, dal titolo "Mentre tutto scorre". Voglio segnalare solo due brani "Tre minuti" ed "Estate". La prima è bella perché è un racconto ben fatto dell'ansia di un innamorato che deve conquistare la propria fiamma, la seconda è un ritratto di un'amore estivo eseguito con pennellate molto poetiche (Da sentire è la versione di Fiorella Mannoia in "Ho imparato a sognare, di cui qui si è già parlato).
Andando avanti in questa decina, troviamo il live di Ligabue, che è molto interessante, soprattutto per rielaborazioni di brani come "L'amore conta", "Il mio pensiero" o Buona notte all'Italia", anche se ve ne sono di meno riuscite come "Non è tempo per noi".
Ed eccoci ad Ornella Vanoni ed al suo cd di cover, veramente poco riuscito. Mi pare, infatti, che la cantante milanese abbia scelto brani che non le si confanno, giusto per ammiccare al mercato.
Mi imbatto, all'ottantanovesimo posto, in un cd con dei riarrangiamenti dei brani di Modugno. La cosa mi fa alquanto paura poiché, a meno che tu non ti chiami Luis Bacalov, con i brani del brindisino ci si possono fare le peggio cose (e comunque è un gran rischio riarrangiare cose che già esistono e sono entrate nell'orecchio della gente in una data veste!). Mi va di approfittare di questa occasione per darvi solo un consiglio: riascoltatevi Domenico Modugno, possibilmente con gli arrangiamenti originali.
Andando avanti, a proposito di riarrangiamenti discutibili, troviamo uno dei due volumi del live di De Andrè con la PFM. Non ho voglia di parlare di questo cd, voglio solo ribadire che è quello che mi piace di meno di tutta la produzione di Faber, perché solo il cantautore si è abituato ad un ambiente a lui estraneo ed estraneante, che quasi mai si è piegato alle sue esigenze.
L'ultima decina, sempre a proposito di arrangiamenti discutibili, si apre con il cd in cui Cristiano De Andrè reinterpreta, male, le canzoni di suo padre. L'unica che è girata per radio, "Fiume Sand creak", oltre ad essere velocizzata fino allo spasimo, è interpretata senza alcun rispetto, solo con la voglia di personalizzare ciò che non si è creato.
Continuando troviamo il penultimo cd di Jovanotti (strano che non abbiamo trovato il nuovo, assurdo!), che ormai avrà venduto una quantità di copie allucinante. Sinceramente non riesco ad amare Jovanotti in nessun modo s'esprima, lo trovo nullo, lo trovo uno dei tanti che è impegnato perché fa figo, uno che non si sa esprimere ma lavora perché sa di vendere.
Rieccoci con Franco Battiato, di cui troviamo un disco intitolato "La cura". Devo dire che il brano che dà il titolo a questo cd è molto bello, ma solo interpretato da lui, non da Celentano!
Abbiamo trovato il "Secondo tempo" del "magico Liga", ed ora troviamo il primo. Giustamente le raccolte si trovano tutte!
Andando avanti troviamo il secondo cd dei Negramaro, ma siccome abbiamo già parlato del primo non ci si sofferma.
Al novantaseiesimo posto c'è il live di Raf, cantante che a me è sempre stato abbastanza indifferente, anche se ha saputo fare belle canzoni ad inizio di carriera, come quasi tutti. A me, praticamente, piace solo "Inevitabile follia", ed esclusivamente in versione originale. Non mi piace la tendenza che ha a rifare sempre le stesse canzoni stravolgendole.
La terzultima posizione è occupata dal doppio di Franco Battiato "Studio collection", ma sul cantante non ci si sofferma perché lo abbiamo già trovato.
In novantanovesima posizione, giusto per ribadire che di musica ci capite poco, ci avete messo Gigi Finizio, che è l'unico cantante moderno napoletano che mi piace. Ritrovate canzoni come "Musica e speranza" o "Lo specchio dei pensieri", così capite ciò che perdete!
Avete visto che mi dà gusto tirare un bel po' di "mazzate pesanti cu li soni e cu li canti", ma ogni tanto ci vuole!
domenica 28 febbraio 2010
Riflessioni sull'ultima classifica FIMI.
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mi farebbe piacere sapere un tuo giudizio su niccolo fabi, sull'ultimo suo lavoro «Solo un uomo», grazie
RispondiElimina@lultimomino
RispondiEliminaSinceramente, e scusa se ti rispondo solo adesso, Fabi mi piace come autore, non come interprete.