Carissimi lettori, oggi torno da voi per quella voglia irrefrenabile di parlare e ricordare che ogni tanto mi prende. Questa volta non parlerò di un artista a cui mi legano particolari ricordi personali, anzi parlerò di uno degli artisti che conosco di meno, anche se la mia stima per lui è profonda.
Mi riferisco ad un grande e dimenticato cantautore, morto il 17 settembre 2008, a cui nessun telegiornale ha pensato bene di dedicare un servizietto minimamente decente. Il cantautore in questione si chiamava Stefano Rosso, ed è ricordato dai più solo per "Una storia disonesta", di cui è rimasta nella memoria solo quella coppia di versi che dicono "che bello
una chitarra, due amici e uno spinello".
E' a dir poco grave questa riduzione e questa rimozione, di cui è stato vittima questo artista che, forse come nessuno, ha saputo ritrarre gli anni Settanta vedendo le cose dal punto di vista giocoso, ma con la stessa forza che Claudio Lolli ed altri mettevano nella cruda denuncia.
La voce di Stefano Rosso dà l'idea dello stornellatore romano, ma la sua tecnica chitarristica, per niente banale, rimanda all'America. E' padrone di uno dei diteggiamenti più buoni che mi sia stato mai dato di sentire, a me che di chitarra non ci capisco niente ma di musica forse qualcosetta sì.
I suoi accordi, basta ascoltare "Anche se fosse peggio", brano che chiude l'lp "Una storia disonesta" per accorgersene, non sono mai banali, ama la semplicità ma non la routine.
Con lui anche la chitarra acustica, strumento che soprattutto per il repertorio italiano non ha mai riscosso le mie simpatie, ha il suo fascino ed anche una certa raffinatezza.
I suoi testi, raccontando la situazione di allora con mordente forse unico, sono di un profetico che veramente fa paura. Trovo meraviglioso l'inizio del ritornello di "Colpo di Stato", quando il nostro afferma: "Colpo di Stato"!
Ma che colpo se lo Stato poi non c'è!".
Bellissimo anche il ritratto dell'Italia con cui cesella la canzone "L'italiano" portata al Sanremo 1980, ma quelli erano altri tempi!
Magari oggi esistesse uno Stefano Rosso. Forse come stile ne abbiamo tanti. Ma quanta sincerità hanno questi "impegnati da strapazzo"? E dove sta un buon cantautore che, dopo lasciati i fasti delle case discografiche, ha il coraggio di autoprodursi sette cd in sei anni?
Stefano Rosso era quello che secondo me dovrebbe sempre essere un cantautore: uno che suona e canta, dialogando molto con se stesso, anche per distinguersi da quello che succede nella sporca ed insopportabile musica leggera.
Non so quanti di voi se lo ricordano, ma era veramente un grande.
Non so dirvi come mi sia arrivato alle orecchie, ma mi ricordo benissimo di aver avuto (e credo ancora di averla anche se non la uso più!) una cassettina con i suoi primi due vinili, incisa da mio zio. Io ho sempre amato canzoni anche minori come "Basta un'ora sola", o "l'osteria del tempo perso".
Spero di avervi ridestato la curiosità per questo grande dimenticato, e facciamo noi privatamente ciò che nessuno vuol fare: ricordiamocelo da noi e tra noi, riascoltandoci i suoi bei e rari dischi.
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Ciao, ti invio questa mia pagina su Stefano Rosso.... Grazie!
RispondiEliminahttp://www.malinconicoblues-vinile.it/stefano_rosso_video_canzoni.htm