Carissimi lettori, con un giorno di ritardo dato che il computer m'aveva detto "ci vediamo un giorno di questi", ecco la seconda puntata su Alfonso Mangione commentata da me. (ovviamente i parla di "canzonenapoletana@rai.it".
Si inizia con uno spassosissimo brano binario musicato da Staffelli, che si ha il piacere di ascoltare da Paolo Sardisco.
Si parla, credo, di un innamorato che si lamenta del fatto che la sua innamorata non lo corrisponda in questo giorno festoso, in questo sabato.
Nell'ultima strofa, compatibilmente con lo spirito di Mangione, la poesia si risolve in un incontro allegro e romantico tra i due, che giustifica questa bellissima musica binaria che mette tanta allegria.
Dello stesso anno, dopo "Sabato senza sole", si ascolta "'O veleno", valzerino lento con la musica di uno dei musicisti di punta di quel periodo, il grande Nicola Valente. L'interprete è Gilda Mignonette, la grande signora della canzone napoletana tra Napoli e New York.
Il testo, purtroppo, è incomprensibile, quindi qui finisce la trattazione del brano (il disco è veramente ridotto più che alla frutta!).
Ed eccoci a Gennaro Pasquariello, che canta un brano del 1929 il cui titolo non mi è arrivato alle orecchie. E' la storia di uno di quei personaggi alla "Rosso malpelo" di verghiana memoria, condito con ancora più dramma, e tinteggiato con pennellate più da sceneggiata che altro.
E' bella ma è veramente inascoltabile. Il brano si chiama "'O lupo".
Stiamo ascoltando Arturo Gigliati, probabilmente lo stesso che qualche anno dopo renderà ancora più notevole la già di per sé ricca poesia napoletana, che interpreta nel 1930 questa marcetta intitolata 'A pusteggia". Il testo non lo capisco, ed è difficilissimo anche parlarvi della melodia, ma posso dire che è uno di quei brani in minore, caratterizzati dalla raffinatezza e da certi "diminuendi" interessantissimi.
Del 1931 è questa "'A muntagna", che viene interpretata da Vittorio Parisi, grande tenore di quegli anni. Il brano, sia a livello di testo che a livello di musica, ricorda "Sciummo", pezzo abbastanza famoso del Festival di Napoli del 1952. E' in tonalità minore, caratterizzato da una scala popolare che rievoca benissimo questo quadretto di uno spaccalegna e la sua tristezza, raccontata in terza persona, anche se il protagonista è colui che parla.
Dello stesso anno è questa "'A riva 'e mare", uno di quei brani caratterizzati dall'alternanza tra parti in minore ed in maggiore. La musica è di Gaetano Spagnuolo, ottimo musicista di quegli anni. Non so dirvi bene del testo, perché, come sempre, stiamo ascoltando incisioni d'epoca.
Non so neanche dirvi che ritmo sia precisamente, d'altronde all'epoca i compositori erano caratterizzati da una maggior fantasia ritmica rispetto ad oggi.
La puntata si chiude con una bellissima canzone, intitolata "Canzone felice", musicata da Nicola Valente e cantata da Vittorio Parisi. Non riesco purtroppo a dirvi di più, naturalmente non per colpa mia, scusate sempre scusate!
lunedì 3 maggio 2010
Commento alla puntata del 02/05/10 di "canzonenapoletana@rai.it
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