Carissimi lettori, oggi devo scrivere un articolo unpo' speciale e molto leggero, pieno d'emozioni e gratitudine nei confronti d'un cantante che io amo da almeno diciott'anni, a cui credo di non aver dato spazio sufficientemente in questo blog. Mi riferisco a Renato Zero,artista che in questo giorno compie sessant'anni.
Conobbi Renato Zero da bambina. Avevo nove anni quando lo scoprii, tutto partì dal fatto che segretamente amavo una sua canzone intitolata "Il cielo" e tratta dal disco "Zerofobia" (1977). Chiesi, più per curiosità che per altro, un'incisione su cassetta di questo disco (era lontanissima la mia conversione al digitale!).
Mi ricordo ancora la meraviglia che mi causò ascoltare questa voce, soprattutto mi ricordo della folgorazione che mi provocò il brano "Vivo", che tutt'ora resta quello che io amo di più di tutto il repertorio di Zero. Credo che quello che mi folgorò fu una ricchezza melodica meravigliosa oltre ad una voce perfetta.
Da lì ebbi una serie di cassette, il cui ordine ho ormai scordato. Comunque rammento benissimo"Quando non sei più di nessuno", album che poi non so perché non ho mai ricomprato in cd (e non si può dire che non mi piaccia!).
Se ne dovessi parlare risalterei soprattutto la giocosità presente in brani come "Amore al verde" o "Pipistrelli", oltre all'imponente bellezza di canzoni come "E ci sei", Il ritorno", soprattutto "Una magia".
Rispetto a ciò che Renato aveva fatto precedentemente forse è un disco dove c'è un po' troppa elettronica, incluso un piano elettrico che sostituisce quello classico perfino su "E ci sei", la più orchestrale e classica del disco insieme a "Figli della guerra".
L'altra musicassetta che ricevetti in quel periodo è un disco che ora è uno di quelli che mi fa più compagnia, anche perché contiene una delle poche canzoni di Renato Zero che ho inserito nel mio repertorio. Mi riferisco a "Erozero", album del '79 che conteneva la giustamente celeberrima "Il carrozzone", ballata meravigliosa, ritratto del mondo sincero ma poetico come pochi. Quel disco, però, secondo me conteneva un gioiello ignorato intitolato "La rete d'oro", brano per il quale Renato non ha fatto abbastanza. Figuratevi che da quando lo seguo live (e le date che ha fatto a Perugia dal 1996 le ho viste tutte!) non l'ha mai eseguita. Quell'lp comunque è di un'imponenza in tutti i sensi quasi insuperabile.
Molto speciale è anche "Tregua", doppio che conteneva brani molto famosi come "Amico". Il disco è speciale perché loricevetti quando facevo le elementari, insiemead un altro altrettanto fondamentale anche se forse meno riuscito a livello di musicalità. Mi riferisco a "Trapezio", di cui amo le melodie ma non condivido molti arrangiamenti, basi troppo rock su temi dalla forte impronta classica.
Da questo disco sono bellissimi alcuni brani come "Motel", "Salvami", "un uomo da bruciare", forse anche qualche altra che mi sfugge. A parte vanno citate le tre "ripescate" dai due precedenti lavori di Zero "No mamma no" (1973) ed "Invenzioni" (1974). Bellissima, ma forse un pochino ignorata, è "Inventi", resa immortale nel live "Icaro", altro disco fondamentale del mio rapporto con Zero.
Anche questo doppio disco, attualmente introvabile su cd che io sappia, mi arrivò nello stesso periodo, ormai nonricordo più tramite chi. Comunque è meraviglioso e le pecche sono poche, anche se si sente forte la mancanza dell'orchestra. Bellissima è la versione che apre il disco 1 di "niente trucco stasera". Meraviglioso è il pianoforte che fa da perno di tutto il brano, permettendo forse al testo una maggiore solennità.
Bellissima è la già citata "Vivo", eseguita solo con il pianoforte di Stefano Senesi. Le pecche sono una "Triangolo" forse esageratamente forzata, soprattutto una "Madame" purtroppo spinta verso vette di rock esagerato per qualsiasi italiano che non voglia tradirsi dentro.
Mi è indifferente, anche se ne riconosco la forza "Leoni si nasce" del 1984, mentre adoro "Via tagliamento 1965-1970", di cui però conosco bene solo il primo volume. Non credo che a questo disco sia toccata una sorte degna della sua bellezza, mi riferisco soprattutto a brani come "Piper club", "Niente", "Ragazzo senza fortuna" o "Che bella libertà". È un disco dove l'elettronica non soppianta gli strumenti acustici, si mette umilmentete e rispettosamente al loro servizio. Il brano "Ragazzo senza fortuna" va segnalato per una bellissima parte di chitarra classica, oltre che per un testo dove, anticipando "Artisti" e soprattutto la bellissima, recente e giustamente famosa "Ancora qui", Renato racconta con la sua solita sincerità disarmante i suoi inizi di carriera al "Piper club", luogo che comunque in questo lp ha una ballata a lui dedicata ripresa ben due volte (se non erro!).
Un'altra storia un po' speciale riguarda "Prometeo", secondo live di Renato uscito nel 1991 dopo la sua partecipazione a Sanremo (che io sappia!). Lì l'unica pecca è "Inventi", che diventa un po' troppo rock, ma in un cd con un totale di 23 tracce si può straperdonare anche pensando a "Spalle al muro", il bellissimo e anch'esso giustamente famoso brano scritto da Mariella Nava e portato dal nostro al Festival di Sanremo 1991 (che tempi!).
Il brano in un certo senso anticipa quella che sarà poi la tematica di un altro classico dell'ultimo repertorio di Zero, la ballata "Nei giardini che nessuno sa". La mia storia privata con il cd "Prometeo" riguarda il primo volume di questo doppio cd, che mi fu prestato in cassetta, in una copia che io poi non credo di aver mai ridato al suo legittimo proprietario. Questa persona, che se leggesse si riconoscerebbe perfettamente, me la prestò ad uno scopo ben preciso, affinché io imparassi "Amico", ballata che poi io le cantai anni e anni dopo emozionandola molto.
Dal 1994 in poi faccio collezione di tutti gli album in formato tradizionale di Renato, purtroppo non seguo la videografia per motivi legati alla praticità del formato che per me è praticamente nulla, sia esso vhs o dvd (il problema èche tra i video pubblicati di Zero ce n'è uno che ritrae fedelmente la tournée del 1996, la prima che vidi, dove io capii che questo artista non era un artista da studio ma un animale da palco).
Voglio concludere questo distillato disordinato di storie sorcine con un piccolo accenno ad un album a cui si è fatto prevemente riferimento nelle righe precedenti,ossia all'imperfetto.
l'album era presentato da Renato Zero su Radio Italia solo musica italiana durante la settimana della sua pubblicazione.Il giorno della sua uscita mi precipitai dalla mia negoziante di fiducia e fui la prima cliente della giornata. Chiesi questo disco e glielo feci tirare fuori direttamente dagli scatoloni dei nuovi arrivi! Che emozione!
Non ho voluto fare un ritratto di Renato Zero, ho preferito fargli gli auguri con undistillato di mie "storie sorcine" che ho voluto condividere con voi.
Auguri Renatone!
giovedì 30 settembre 2010
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