Carissimi lettori, è da diverso tempo che non scrivo ed oggi lo devo fare per una ragione molto triste. Una grande voce del Salento, il cantore tradizionale Uccio Aloisi, ha taciuto per sempre. Il grande cutrofianese se ne è andato ieri seraed io lo voglio ricordare recensendo l'ultimo cd da lui pubblicato con il suo "Gruppu", disco intitolato "Mara l'acqua".
Il cd inizia con degli stornelli bellissimi, interpretati sullo schema che lo stesso Aloisi definiva "salentino". Le strofe sono sovente note al grande pubblico della musica popolare, perché il cantore, contrariamente a quanto succedeva con Bandello, suo compagno di cantate e grande compaesano, aveva un repertorio di stornelli che non arrivava al centinaio. Comunque sono stornelli radiosi, anche grazie alle parti di mandolino, eseguite magistralmente da Antonio Calzolaro, che dialogano con la voce di Uccio e la sostengono insieme a quella di Domenico Riso che gli risponde, come la tradizione obbliga.
La seconda traccia permette di apprezzare la voce di Domenico Riso, secondo tamburellista e leader dell'"Uccio Aloisi gruppu". Il brano è uno dei più grandi classici del repertorio salentino, anche grazie alla versione di Bruno Petrachi che lo ha portato verso il suo personalissimo stile di folk urbano (che io non amo per niente!). Ci si riferisce a "Mieru", che Uccio Aloisi interpreta insieme agli Opacupa, noto gruppo salentino che si dedica alla musica balcanica, sulla orma delle orchestre di fiati come il gruppo di Bregovic.
La terza traccia è un deludente (scusate, su questo brano si vede il mio profondissimo legame con gli Ucci e con il già citato Bandello!) "Santu lazzaru". Nel brano Uccio Aloisi esegue le parti che nell'incisione contenuta in "Bonasera a quista casa" erano affidate a Bandello, mentre quelle che nel cd tradizionale erano di Aloisi sono qui affidate a Domenico Riso. Sono interessanti alcune varianti nel testo, come il "mmenzu ste macchie" sostituito da un "mmenzu ste strate". Ilbrano è eseguito comunque due voci ed organetto, così come erano soliti fare i questuanti in tutta la Grecìa salentina, enclave del quale Cutrofiano,paese di provenienza di Uccio Aloisi, fa parte.
La traccia successiva è uno strumentale a tempo di pizzica leggermente più lenta rispetto a quanto non fosse la velocità media in quelle tradizionali che mi sono arrivate alle orecchie. Ilbrano si intitola "Pizzica la sacara" ed è interpretato insieme a Redi Hasa, grande violoncellista albanese, e a Dario Muci, ottimo suonatore di chitarra, bouzouki ed altri strumenti a corda di tradizione mediterranea. Questi due interventi li ritengo un po' fuori luogo, perché danno al brano coloriture moderne che non hanno niente a che vedere con lo stile dell'Uccio Aloisi gruppu, anche se magari sono belle prese da sole (l'assolo di Redi Asa non l'ho mai sopportato, ma questa è un'altra storia!, l'unica cosa che lui ha saputo fare veramente bella è la sua partecipazione ne "Il miracolo" degli Zoè, che però conteneva brani concepiti per quell'organico, che senza violoncello non sono riproponibili se non difficilmente).
La traccia successiva è "la mescianza", versione abbastanza deludente di uncarinissimo canto sulla condizione di molti lavoratori artigiani e dei contadini. Il brano è portato ad una lentezza esagerata, che però fa solo sì che sia quasi inascoltabile. Esso è accompagnato da un arpeggio dichitarra e da alcune note di mandolino, lo si può considerare interessante solo per il coro di voci che riporta alle cantate popolari salentine alla stisa.
La traccia seguente è quella che da il titolo al cd. È interpretata con l'accompagnamento di una tammorra muta che suona quasi una pizzica, il cui tempo non è rispettato dalla voce, che simuove senza schemi, come in un canto a cappella. Questo sfasamento tra le due componenti me la rende un po' sgradevole, infatti vi consiglio di cuore di ascoltare la versione interpretata dagli Ucci a cappella nel già ricordato "Bonasera a quista casa".
Il cd continua con una versione valzerata ed in minore di "Sciusciumaniellu", brano nel quale una donna dice al proprio innamorato di lasciare tutto perché vuole fare l'amore con lui, ma non ottiene niente fino a quando non dice che si svestirà completamente. La versione dell'Uccio Aloisi gruppu si divide in due parti che si alternano in ogni singola strofa. In corrispondenza delle richieste della protagonista femminile il brano prende il brioso tempo divalzer, la cui allegria è però mitigata dalla presenza degli accordi minori. in corrispondenza delle risposte dell'uomo il ritmo si rallenta, fino quasi a diventare libero ed inclassificabile.
La traccia successiva è una "Damme la manu" interpretata dal gruppo con Domenico Riso alla voce principale ,sostenuto da Uccio Aloisi e da una voce femminile, oltreché dalla solita presenza delle corde. Anche in questo caso va detto che non è molto convincente questa interpretazione, ed il mio consiglio è quello di ascoltare la rarissima mainsuperabile versione del Canzoniere di Terra d'Otranto, contenuta nel cd "Bassa musica", primo ed unico cd di questo grande gruppo, a cui va il merito di essere stato il primo ad incidere in digitale della musica popolare salentina.
L'ultima traccia di "Mara l'acqua" è costituita da degli stornelli completamente interpretati in lingua italiana dal titolo "Vorrei volare". Chi mi conosce sa della mia insofferenza nei confronti di questi brani, perché trovo che la lingua italiana non sia adatta a queste ritmiche, meno ancora ovviamente a giri melodici tradizionali. Questi stornelli oltretutto sono esageratamente rallentati, secondo me senza motivo apparente.
Comunque questo cd nel complesso è buono e soprattutto è un'occasione unica per riprendere contatto con una delle più autentiche voci salentine.
venerdì 22 ottobre 2010
Uccio Aloisi Gruppu: "Mara l'acqua.
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