martedì 8 settembre 2009

Canzone per Sergio (recensione della puntata di "Effetto notte" su Endrigo)

Carissimi lettori, ecco a voi un altro commento a caldo ad un programma radiofonico di cui abbiamo già parlato. Questa sera commenterò per voi la puntata dedicata a Sergio Endrigo di "Effettonotte in Italia", programma condotto da Paola de simone, giornalista che ha anche un profilo su myspace all'indirizzo www.myspace.com/paoladesimone.
La puntata inizia con una bellissima "Io che amo solo te", che tra l'altro è il primo brano che io riesco a ricordarmi di Sergio Endrigo, con cui la calda voce del cantante istriano mi ha soggiogato per sempre.
Ho deciso di scrivere questo articolo perché, come giustamente dichiara Claudia Endrigo, figlia del cantautore, che sarà intervistata stasera proprio in "Effettonotte in Italia", Endrigo non ha goduto, neanche post mortem, del riconoscimento che gli va tributato per essere stato uno dei più sensibili cantori di quel disagio profondo che farà sempre parte dell'uomo come tale.
La puntata è iniziata con una serie di amare considerazioni su come viene trattata l'arte, soprattutto se di serie A, nel nostro paese che ancora si chiama il paese dell'arte, i cui artisti, però, come diceva Cammariere nella canzone "Vita d'artista" del cd "Dalla pace del mare lontano", (giusto per fare un altro nome di un altro dimenticato quasi subito), "viva i suoi artisti tenuti in disparte: senza una lira per settimane...".
Claudia Endrigo, alla cui caparbietà io dico un evviva! sentitissimo, ha ricordato che Endrigo è amato e, però, è ignorato dalle case discografiche che, quando decidono che un artista non ha mercato, lo hanno deciso per sempre.
Il secondo brano emesso, toccantissimo tanto è vero che ho pianto, è stata la versione commoventissima di "Lontano dagli occhi" cantata da Gino Paoli. E' stata tratta da un bellissimo cd che io possiedo, di tributo ad Endrigo, inciso in occasione di un concerto organizzato da ClaudiaEndrigo. E' stato organizzato all'Auditorium di Roma, con i migliori artisti italiani e molti erano dovuti rimanere fuori. Infatti, e ricordatevelo, i cantanti stimavano Endrigo. Quel concerto, e Claudia l'ha detto, è stato fatto con una delicatezza unica, che purtroppo, ad esempio, per De Andrè non c'è stata, anzi, in questo decennale della morte mi pare si sia andati in direzione d'un ricordo che uccida l'artista ricordato e la sua cultura-matrice. Credo, infatti, che quando culture troppo diverse si uniscono tra loro, rarissimamente si possono fare capolavori o cose anche solo minimamente accettabili.
Adesso stiamo ascoltando un brano dove Sergio Endrigo duetta con sua figlia Claudia, che, come ho già detto, è ospite di questa puntata che stiamo commentando. La voce di Claudia, e lo dico da appassionata di voci, è molto più interessante nel parlato che in questa canzone. Lo ha detto la stessa Claudia, non è matura, è molto schematica, ma la sua voce, nel parlato, ha bellissime basse, è un contralto con qualche nota più bassa del normale.
Claudia Endrigo si è poi presentata anche come ascoltatrice di musica, ed è una persona con un'ampia cultura che va dal soul, alla grande musica d'autore italiana, ad alcuni cantanti pop attuali. Queste sono curiosità che fanno capire come i parenti di grandi artisti e personalità non vadano presi sempre come persone che "ci marciano" sulle eredità dei propri congiunti.
Ora stiamo ascoltando, dopo il brano in duetto tra padre e figlia tratto dal cd "Altre emozioni", una bellissima canzone, che non conoscevo, perché sono una "endrighiana" ma ignorante, intitolata "Le parole dell'addio". Come sempre, ci si trova avvolti da quella tristezza tiepida, così simile a quella del Fado portoghese. E' una ballata terzinata in stile classico, paragonabile ad esempio a "Lontano dagli occhi". E' un brano in minore, su ciò che sono "Le parole dell'addio" in un amore, che Endrigo chiama "parole di Giuda".
Per quanto riguarda l'Endrigo "fadista", si deve ricordare le interpretazioni che Amália Rodrigues dava, in tutto il mondo, della "Canzone per te" che aveva vinto il Festival di Sanremo '68. La versione di Amália è stupenda, di una tristezza meravigliosa, ascoltatevela e riscoprite due grandi, Endrigo ed Amália.
Fortunatamente questo post sarà di semplici parole, perché ora io sto piangendo, o quantomeno le lacrime minacciano di venirmi agli occhi. Sempre dal doppio cd di tributo ad Endrigo, che io consiglio caldamente, stiamo ascoltando la versione di Marisa Sannia, altra grande cantante italiana morta da poco e già dimenticata senza pietà, del brano "La rosa bianca", poesia di José Martí. Il poeta in questione, anzi la poesia in questione, è diventata il testo di "Guantanamera". Endrigo, vero poeta della musica, ha saputo rendere giustizia a questa poesia triste, malinconica.
Ora Claudia Endrigo sta raccontando un po' la psicologia di suo padre, di questa persona "tiepida", malinconica, grande e poetica. Ricordatevi che gli artisti, quando si cominciano a sentire dimenticati, anche solo segretamente diventano pigri, tanto più quando, magari, le loro personalità non sono particolarmente combattive, come purtroppo era il caso di Endrigo.
Il programma si sta concludendo con un brano che si chiama "Altre emozioni", che dà titolo all'ultimo cd inciso da Endrigo. La voce del cantautore magari non ha più quella naturalezza e quella dolcezza che la faceva essere quel magico tappeto che molti ricordano, ma, vi giuro, è sempre da brivido, anche perché, ragazzi, questa non è semplice musica, è anche letteratura, poesia.
Il consiglio che vi do con questo post, amici, è semplicemente quello di tornare a far rivivere Endrigo, anche solo nel privato delle nostre case.
Fatevi prendere e buon ascolto, così lo ricorderemo tutti!

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