Carissimi lettori, oggi voglio commentare, a caldo, un evento che si sta svolgendo ora a Trento, uno di questi patrocinati da Radio Italia solo musica italiana, che si dovrebbe chiamare "Radio Italia solo pop italiano" perché la musica italiana è molto più ampia di quella che loro mettono nelle loro playlist, che si dedicano solo al pop completamente e razzisticamente.
Comunque, bando alle polemiche, anche se assolutamente se ne faranno sicuramente sulle scelte operate. La serata inizia con uno dei cantanti che, secondo loro, rappresenta di più l'Italia nel mondo, l'abruzzese Luca di Risio.
Così dopo un'eternità, un anno e più di dimenticatoio, ritorna fuori "Sparirò", ballata d'amore solo un po' meno patetica della norma perché comunque il ragazzo ha grandi maestri tra cui Renato Zero, che ti insegnano, se non sei proprio tarato, a rifuggire dal patetismo. Questo brano, credo, fu tra quelli partecipanti al festival di Sanremo 2008, ed era l'anticipazione di un album intitolato "L'isola degli sfigati".
Ed ecco il primo singolo di Di Risio, intitolato "Calma e sangue freddo", una di quelle canzoni che, pompate dalle radio, è diventata falsamente famosa, perché, checché ne dicano i migliori analisti, il mercato discografico e dell'ascolto privato di musica, spesso segue tutte altre logiche rispetto a quelle che hanno portato le case discografiche nella terribile situazione in cui stanno (soprattutto le multinazionali che, quando chiuderanno, mi faranno tirare un grandissimo sospiro di solievo!).
Una parolina sul pubblico e sull'introduzione di Franco Nisi, direttore di questa radio. La presentazione è stata in stile piazza: tutta gridata, come piace a tutti ormai in giro, perfino alla Notte Della Taranta, che d'altronde sulla pizzica non ci batte assolutamente.
Ed ecco Fabrizio Moro, un cantante che si è costruito il suo successo con canzoni impegnate, con parole semplici e prosastiche, scritte come se io mi dovessi sfogare privatamente (sinceramente rimpiango "A mammata" che almeno contiene stoccate poetiche come "invece dell'anima hanno un sacco pieno di nulla mischiato col niente", perché, comunque, queste sono canzoni e non sono cose che io scrivo su un diario!).
Ed ecco come, gridando "Evviva la democrazia!", "Evviva la libertà", quindi facendo finta di attaccare il regime, in verità si è complici, perché non si usano logiche veramente "altre". Ad esempio non si gridano slogan inutili, per lottare si va in piazza e si parla e non si urla, ma si alza la coscienza della gente, non sicuramente urlando che non c'è libertà, ma facendo capire anche ciò che si vuole (vedasi la già citata e rimpianta "A mammata").
Detesto poi il fatto che molti di questi artisti, e Moro è il primo, nascondono con contenuti pseudopolitici, il fatto di essere delle nullità artistiche. (Attenzione: la politica è spesso uno specchietto per le allodole!).
Il prossimo artista, se non altro, merita rispetto, è l'autore di una delle più belle canzoni mai scritte di gratitudine al proprio mestiere, la bellissima "Vivo per lei" nella versione interpretata e lanciata da Aandrea Bocelli e Giorgia. Il suo nome è Giovanni Luigi Maria Panceri, detto Gatto. L'unico brano che ci presenta, che tutt'ora sta suonando, è "Di te", bella ballata dove si chiede di essere ascoltati, tema che costella tutta la discografia del cantautore, specialmente il suo ultimo cd "SOS.
Ed ecco gli Studio 3, uno dei gruppi creati a tavolino da qualche sprovveduto, che ha puntato su qualche piccola qualità d'esecuzione a cappella, ma non vi preoccupate che è semplice poppettino, un pochino meglio di altre boyband come i "Ragazzi italiani" ma la differenza non è poi molta.
Subito dopo, se non altro, si ascolta un rispettabile cantautore siciliano, Mario Venuti che, spesso, lascia il pop per immergersi nelle ben più difficili sonorità brasiliane. La ballata che sta presentando ora si intitola "A ferro e fuoco" ed è tratta da quello che, per ora e ancora per poco, sarà il suo ultimo album di inediti che, credo, porta lo stesso titolo. La ballata è un po' british, ricorda certe formazioni inglesi degli ultimi dieci o quindici anni. Certo, qui, essendo in playback non si sente, ma il rispetto, signori miei, non impedisce di notare che il cantautore in questione è stonato (una volta i cantautori non erano stonati!).
Ed ecco qui il brano che annuncia l'uscita del nuovo cd di Venuti, intitolato "Recidivo". Il brano si chiama "Una pallottola e un fiore" ed è una ballata molto lenta, molto lenta, con la strofe basata su accordi minori, anche settime, che cedono con estrema naturalezza spazio al ritornello in maggiore. Non vi illudete che questo sia un brano cantabile mentre ci si fa la barba, è un brano ricco, magari non con quella ricchezza italiana che sarebbe più portata verso uno sviluppo melodico ancora maggiore, ma è comunque un brano inebriato da suggestioni ricche come quelle dei Colplay di "In my place" e dintorni. Bel brano!
E' una vergogna, dico io, che le serate siano piene delle pubblicità degli sponsor, fatte anche dai presentatori delle serate stesse, che spesso non ci credono, facendo quindi un effetto ridicolo, pari forse solo a quello che si otteneva con i venditori ambulanti nei mercati, con la piccola differenza che quelli almeno erano autentici, ora non c'è neanche questo!
Si ricomincia, ritorna Franco Nisi. Ed ecco che si parla di come la musica italiana sia apprezzata in tutto il mondo, ed ecco che un artista cubano, che, scoperto da un italiano mentre era in vacanza, canta, un poppettino un po' scialbo, ovviamente nella nostra lingua che, magari, nemmeno sa. Voglio prevedere con cattiveria il suo futuro: farà la fine di Luis Miguel, vamos aolvidarnos de él, ce lo dimenticheremo.
Il timbro non è male, ma, mamma mia, non mi pare niente di straordinario, la canzone mi pare patetica, perché è lui che si arrabbia con lei perché non riesce a capire che, nonostante i suoi tradimenti, ancora lo ama (perché solo noi dobbiamo avere pietà, anche l'uomo deve essere onesto!).
Non ha nemmeno salutato il pubblico, dimostrando che è una completa nullità, il pubblico lo si saluta con le parole, non solo girandosi una piazza come una marionetta.
la rai, dopo aver capito che "Amici" era una bellissima idea, ha creato "X factor", frequentato da artisti che, sempre per questo potere di montare le cose tipico delle radio private, ora ripreso anche dalla tv e dai media di Stato, diventano dei casi mediatici.
Ovvio ci sono magari bellissimi controvoci, (vorrei sentirli dal vero!), ma non mi pare poi una musica così speciale né così personale (le vibrazioni, gruppo che non mi piace per niente, hanno più personalità!).
Sempre canzoni d'amore, con il pubblico femminile che sbraita maledettamente, così ben istradato e imitato da questa generazione di urlatori.
Ed ecco che i microfoni cominciano a scoppiettare, quindi l'ascolto, se prima era solo inficiato dalla bruttezza delle canzoni, ora è veramente reso impossibile da questi scoppiettii.
Comunque rimaniamo stoicamente all'ascolto, perché arriva Marina Rei, artista che comunque merita un maggior rispetto, perché si è arricchita ed ha studiato anche mondi "altri" che formano e aprono molto anche chi, semplicemente, vuole far musica leggera.
Ecco una ballata malinconica, direi anzi un po' tiepida, che porta un'intimità profonda, data anche dalla sua impostazione acustica. E' il racconto di un tema molto sfruttato dalla musica leggera, il ritorno di un amore finito, o i tentativi per farloresuscitare. Comunque, nonostante che a me lei piaccia poco, devo darle il merito d'aver fatto una bella canzone.
Ed ecco Paola Turci, artista che io ho anche conosciuto personalmente, che è riuscita anche a produrre brani a cui io sono molto legata, anche se ci si riferisce di solito a pezzi risalenti al suo primissimo repertorio.
Questa ballata, intitolata "La mangiatrice di uomini", credo che parli della società mediatica. E' una ballata poetica e politica insieme, bella, anche costellata da sonorità un po' classicheggianti che possono rimandare a certe sonorità anglosassoni così proprie della Turci che, è meglio non dimenticarlo, è stata tra le divulgatrici di Suzanne Vega in Italia con brani come "Mi chiamo Luca".
Ecco un altro bel po' di pubblicità a questa città che sta ospitando questo evento.
Le ultime due artiste, Marina Rei e Paola Turci, forse ci regaleranno l'unico momento veramente live della serata, tanto è vero che siamo in acustico.
Ecco un brano lanciato da Marina Rei interpretato qui, devo dire molto bene, dalle due artiste anche con buoni controcanti, nei quali la Turci fa il "basso" e la Rei fa la voce principale (ora che ci penso il brano si dovrebbe chiamare "I miei complimenti", non sono sicura ma ci ho provato!).
Nel finale, cantando completamente in falsetto e in pianissimo, i ruoli si sono invertiti.
Ho accennato ad un repertorio della Turci a cui sono molto legata, ed ecco un brano di quelli, la bellissima, poetica e veramente impegnata "Bambini". Qui, come è giusto che sia, la Turci sta facendo la voce principale e la Rei le fa il controcanto alto, ce la fa però forse annaspa ma ce la fa.
Le parti singole sono ineccepibili, insomma nell'insieme l'unico momento veramente bello per ora!
Purtroppo, dopo un bel momento, torna la publicità ipocrita, che finisce, ovviamente, nel modo più ipocrita, con un terribile gingle di Radio italia solo musica italiana.
Fino al 2009, per il pubblico nazionale, i neomelodici napoletani erano solo Gigi d'Alessio. Quest'anno è ufficialmente (io spero di no dentro di me...) decollata la carriera di Sal Da Vinci, figlio di Mario Da Vinci, che aveva già provato a sfondare quattordici (o un po' di meno o un po' di più?) anni fa, con un brano che passò abbastanza inossservato intitolato "Vera", di cui io, appunto, ricordo solo questo titolo.
Ovviamente, con la strada aperta da D'Alessio, Da Vinci finalmente ha sfondato, mentre l'unico grande cantautore moderno napoletano, Gigi Finizio, non può che accontentarsi di una nicchiettuccia.
Il testo di questa canzone, con la quale il Da Vinci è riuscito a "sfondare", ha un testo completamente copiato dal D'Alessio, quindi è completamente patetico.
Ma il cantante napoletano, per farsi perdonare, e devo dire che ci sta riuscendo, sta cantando "Tu si 'na cosa grande", brano con il quale il pugliese ("siciliano d'adozione e napoletano di gratitudine") Domenico Modugno, vinse il Festival di Napoli nel 1964.
Dopo averla sentita, anche ben cantata, io dico: se veramente la musica neomelodica avesse tutto questo successo, i neomelodici non dovrebbero cantare sempre le canzoni classiche.
E dopo la canzone napoletana, che comunque ci aveva fatto volare, si ricade gravemente sulla terra, con uno dei partecipanti ad "X factor.
Il brano è completamente acustico, ma è altrettanto completamente standard, la potrei paragonare alla ben più bella"Dimenticare" di Alessandra Amoroso.
Anche la voce del cantante, che si chiama Juri, mi pare completamente standard, tipica voce da giovanotto anche un po' stonato, che non riesce neanche a prendere tutte le note previste nella melodia che deve eseguire. Il canto, contrariamente a ciò che faceva Da Vinci quantomeno nella canzone "classica", si è basato su insulsi vocalizzi alla nord-americana, ma io allora mi chiedo: perché i nord-americani invece di ascoltare il nostro pop riempiono la Carnege Hall per gli Aramirè (gruppo di musica popolare salentina n.d.r.).
Si chiude con Francesco Renga, artista non cattivissimo, ma sicuramente non tra i migliori che l'Italia produce.
Ecco un tipico british rock, perché ormai la musica italiana è una succursale di quella inglese, che, per mascherare questa sua anima, è in minore, ed ha anche una specie di sviluppo melodico.
Il brano si chiama "Cambio direzione", è un brano di... addio ad una donna (novità! opa!).
Il pubblico, ad ogni minima pausa di qualsiasi canzone, non mi riesco a ricordare se l'ha fatto anche mentre Da Vinci interpretava Modugno, lancia degli squittii da topo. Direi che, signore e signori, invece di proibire lo scaricamento, si dovrebbe fare una legge per obbligare la gente a rispettare la musica, nonché le radio a fare degli eventi davvero live, oppure, altrimenti, a limitarsi ad emettere i sicuramente più interessanti cd.
Adesso Francesco Renga sta interpretando una canzone che lo fece vincere ad uno degli ultimi Festival di Sanremo (2005, forse? Il brano si intitola "Angelo"). E' un tipico brano che, per chi non se lo ricorda, è ideale per farsi venire un grandissimo e santissimo magone.
Odio gli applausi a "scena aperta", ossia prima che le canzoni finiscano.
Finalmente questo incubo è finito, Franco Nisi sta salutando i due giovani presentatori, ed ecco i ringraziamenti di rito, nonché i commplimenti a questi pseudo campioni del mondo, che non si sa come ci sono diventati (ovviamente si parla della Nazionale di calcio!).
Beh, l'articolo al fulmicotone è finito con il programma e... a presto.
sabato 5 settembre 2009
Note italiane nel mondo (recensione programma radiofonico)
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