Carissimi lettori, anche stasera mi va di scrivere. Vorrei chiedermi: è mai possibile che il novantanove per cento dei cantanti di musica leggera, che dovrebbe essere la più gratificante dato che è praticamente l'unica che fa accedere l'artista ad un pubblico di massa, abbia bisogno di reciclarsi o di espandersi in arti che non sono le sue?
So che forse mi si potrebbe dire che sono superata, che gli steccati sono semplicemente da abbattere, che le arti sono solamente una, eccetera.
Io invece dico che l'arte è come l'artigianato, d'altronde nel passato "arti" erano i mestieri artigianali, e che quindi solo molto raramente si può diventare, con decenza, scalpellini se prima si era intarsiatori, o scrittori se si era, o si resta, soprattutto cantanti. Mi si potrebbe dire che tra un cantante e uno scrittore c'è molta meno differenza che tra un intarsiatore ed uno scalpellino. Io rispondo che ciò che conta è la filosofia con cui si scrive, io ad esempio sono una buona scrittrice per un blog, forse, ma solo molto difficilmente mi verrebbe di pensare ad un libro cartaceo e tradizionale. Per confermare questo esempio posso citarvi un caso di un artista che io amo molto come cantante, ma che come scrittore mi ha deluso del tutto. Mi riferisco a Francesco Guccini, che è stato tra i primi cantanti che io ho stimato, ed è stato sicuramente il primo di cui ho acquistato un cd di mia sponte. Se si parla delle sue canzoni non c'è niente da discutere o da eccepire, ma se si parla dei suoi libri, beh, la delusione è cocente. Ho infatti provato, tramite la Fondazione Ezio Galiano, che permette a noi non vedenti di scaricare libri, a prendere "Croniche epafaniche". Vi giuro che io, che sono una grande lettrice di libri, soprattutto di scrittori provenienti dal Sud Europa, non sono riuscita assolutamente a leggerlo, anzi, non sono neanche arrivata a dieci o quindici pagine.
Capisco che la canzone leggera, con il suo schematismo, orgoglio solo di chi l'ha creato ed imposto possa aver stancato, ma vi prego, smettetela di fare ciò che non sapete o non avete imparato a fare. Non venitemi più a dire quella furfanteria della naturalezza, che ogni cosa scaturisce dall'altra senza soluzione di continuità, senza problemi, senza ostacoli, perché non è mai così.
Io mi sento bene, ad esempio, nella scrittura di versi, con determinate caratteristiche che mi rappresentano, ma non per questo mi sento attratta dalla prospettiva di scrivere in prosa, tanto meno da quella di ricavarne guadagno, perché non mi sento sufficientemente portata e buona per questo.
Forse un po' di questa umiltà, che in me può darsi che sia anche esagerata, dovrebbe venire a gente come Franco Battiato, Cesare Cremonini e gli altri che si improvvisano scrittori.
Un altro discorso, ovviamente, vale per i libri di musica scritti dai critici musicali, ma questo post voleva semplicemente mettere i puntini sulle i sulla sfacciataggine e la protervia di alcuni cantanti che, solo perché sono famosi, si sentono in grado di fare tutto quello che gira loro per la testa.
giovedì 2 aprile 2009
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