giovedì 2 agosto 2012
Setamoneta: "La luna" (Radicimusic records)
Carissimi lettori, sono particolarmente contenta di aggiornare questo blog, parlando dell'ultimo cd dei Setamoneta, valente gruppo toscano di cui fanno parte, oltre alle due voci di Cosetta Batignani e Claudio Bigliazzi, anche Michela Fracassi al violino, Massimiliano Giannelli alla fisarmonica, Stefano Tartaglia ai flauti e Silvio Trotta ai plettri (questi ultimi anche membri fondatori dei Musicanti Del Piccolo Borgo).
Il brano d'apertura è un valzer che, dietro la gaiezza quasi da liscio, nasconde una grande tristezza, caratteristica tipica di molte strofe e ballate popolari.
Dopo aver raccontato la storia di un brigante e di un suo incontro con una bella ragazza, il gruppo canta alcune strofe d'inneggiamento a Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, anarchici ingiustamente mandati a morte in America.
Il folk toscano, come folk vivo che è senza riproposte forzate, dimostra col secondo brano scelto dai Setamoneta, gran perspicacia tra l'astronomico, il vezzoso ed il romantico. La ballata, anche grazie alla chitarra acustica di Trotta, acquista un bellissimo sapore irlandese che si confà alle voci, che così possono sprigionare tutta la loro proverbiale dolcezza.
La terza traccia è "Le tre sorelle", in una versione a saltarello dove la chitarra battente di Trotta dimostra la sua ritmicità che sfianca qualsiasi ballerino. Il brano è in una versione dove c'è molta più audacia rispetto a quella salentina interpretata tradizionalmente dagli Ucci di Cutrofiano (LE) ed oggi ripresa tra gli altri dal Canzoniere Grecanico Salentino in "Serenata" (2002, Salento altra musica).
La quarta traccia è una ninna nanna senese, che inizialmente ricorda una delle ninne nanne raccolte da Ernesto De Martino nel Salento, esattamente quella che inizia: "Ninna nanna piccinnu miu...".
La ninna nanna senese ha però risvolti sociali, dato che ricorda la povertà della civiltà contadina e la denuncia.
La traccia successiva sono degli stornelli.
Inizialmente si sente l'inconfondibile voce del cantore e ricercatore fiorentino Riccardo Marasco, che esegue degli stornelli solistici e virtuosistici, poi invece Claudio Bigliazzi e Cosetta Batignani si lasciano andare a strofette a dispetto anche piccantine.
Mette veramente allegria, da godere.
Andando avanti Cosetta Batignani interpreta quella che è forse la canzone più conosciuta del folklore toscano, quella "Maremma amara" interpretata come nessuno da Caterina Bueno, la "raccattatrice di canzoni", ma cantata anche da Amália Rodrigues nel suo pregevole e rarissimo "A una terra che amo".
La versione dei Setamoneta, pur di evitare il confronto, forse si lascia troppo andare a livello d'arrangiamenti, è forse troppo veloce, per adesso è l'unico brano che mi lascia fredda.
Il brano successivo è un bel valzerino, con quella leggerezza che ha il vecchio liscio, repertorio veramente nazionale, rivalutato però solo da chi ricerca davvero, lasciato da parte soprattutto nel Sud, per quel mito che il meridione è solo tarantella e pizzica (e non è così!: chi lo capirà e quando?). Il brano, dal titolo "Cesare bon bon" è ancora una volta un giochino di quelli popolari che fa fare festa. Qui si ricorda il disonore che era, soprattutto per le donne, il rimanere nubili.
Le atmosfere irlandesi tornano in "La strada nel bosco", ballata dal testo breve e strutturato per associazioni di concetti, questa semplicità ci dovrebbe illuminare.
Ed eccoci ad un altro classico del folklore, "La mamma di Rosina", interpretato tra gli altri anche dai Girasoli, noto gruppo di liscio (perché le vere orchestre fanno anche folklore, non solo canzoni di loro composizione o peggio cover di insopportabile pop!). La versione dei Setamoneta è raffinata, ma non perde allegria. È la storia di Rosina che, pur di scappare con il mugnaio infrange i divieti (ma ci tiene all'onore quando lui vorrebbe farci qualcosa di troppo!).
Il brano successivo è "Volta la carta", scioglilingua da cui Fabrizio De Andrè ha tratto ispirazione per la sua bellissima canzone omonima. Lo scioglilingua è accompagnato dal bell'arpeggio di Trotta sulla acustica, mentre quando Tartaglia entra con un flautino alto, l'arpeggio si cambia in un bel valzer.
Il brano successivo è "Quando io guardo te", una bella ballata dove due persone si confessano candidamente il loro amore. La ballata è accompagnata dalla battente di Trotta che diventa una specie di clavicembalo ritmico, con il tocco che ha ormai fatto del musicista molisano uno dei più sensibili esponenti della continuazione ed innovazione dell'arte di questo strumento. Interessante anche l'arpeggio di chitarra classica.
E come in ogni buon brano lento, anche in "Ninna nanna della luna", torna il solito, ma sempre gradevole, odore a Irlanda che caratterizza lo stile di Trotta e di tutti i suoi arrangiamenti.
È un cd fantastico, lo consiglio a tutti. Si acquista (attualmente non è più disponibile) su www.radicimusicrecords.com.
Buon ascolto!
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