mercoledì 9 ottobre 2013

Andrea Tarquini: "Reeds"

Carissimi lettori, oggi mi va di parlarvi di un bellissimo disco, acquistato stamattina stessa. Il cd si intitola "Reeds!", di Andrea Tarquini, allievo di Stefano Rosso. Proprio al cantautore romano è dedicato questo album, che si apre con una versione, dalle forti tinte bluegrass, di "E intanto il sole si nasconde". Il brano è cantato insieme a Luigi Grechi - De Gregori, che ha una voce molto più limpida e bella del ben noto fratello. Il brano è eseguito con una chitarra accordata nell'inconfondibile tonalità di re maggiore, così cara ai bluesman. La stessa atmosfera riecheggia nelle acciaccature del violino, nell'anima country del mandolino di Carlo Aonzo. Alla chitarra e al mandolino è dedicata l'esecuzione del brano successivo, tratto dal vinile "Unastoria disonesta", primo e più glorioso vinile di Stefano Rosso. La leggerezza della scrittura di Rosso viene sviluppata e fatta evolvere nella volatilità del mandolino e nel pudore con cui la schietta voce di Tarquini reinterpreta il brano, solo un po' meno ironica, per il diminuendo alla fine di ogni frase melodica. Sempre all'universo dei valzer (poi il brano si evolve in parte verso un 5/4 alla "Take five") arriva "Anche se fosse peggio", sempre tratta dal vinile su citato. Qui il Tarquini riprende, con personalità ma con voglia di rispettarla, quella istrioneria romanesca tanto tipica del Rosso. Le spazzole della batteria danno un'anima leggermente jazz al brano, confermata dal giro di violino che potrebbe rimandare qualche orecchio agli assoli di Grappelli con Django Reinard. E a ritmo di swing si va avanti, con "C'era una volta e ancora c'è", una canzone che dietro la solita ironia tenera, denuncia, neanche troppo mascheratamente, la repressione che continuava ad esserci (e ancora c'è quarant'anni dopo). Notevole l'assolo di clarinetto, ma stupenda è la chitarra alla Reinard. Continuiamo e arriviamo ad una ballata più blues che swing, interessanti i finali calanti che caratterizzano alcuni finali di verso, che mostrano i bellissimi toni gravi della voce di Tarquini. Il clarinetto dà essenza immateriale ai vagheggiamenti di filosofia spicciola ed eterna tanto rossiani. Il clarinetto e la voce dialogano, in maniera semplice, prima che lo strumento ci porti verso il finale. Ilbrano si intitola "Ancora una canzone". La traccia successiva è una versione tra il jazz ed il folk di "Preghiera", canzone di Stefano Rosso lanciata da Mia Martini. La melodia acquista un'anima quasi folk americana grazie alla seconda voce, che ricorda certe cose del De Gregori di qualche anno fa ("Bellamore" in primis). Il testo che viene cantato in questa versione non è quello cantato da Mimì, che Stefano Rosso incise nel 1997, ma quello dedicato a Giorgiana Masi, militante radicale uccisa a Roma nel 1977. La prossima traccia è "Via del tempo", un country spudorato, dove i giri di chitarra acustica dànno allegria frenetica, anche grazie al grande mandolino che dialoga con il gruppo acustico. La successiva è un swing, uno dei ritratti di luoghi così cari a Rosso. Il swing si snoda tra personalità, oggetti, crepuscoli tradotti in poesia. La prossima traccia continua questo discorso, ma non siamo a Roma, siamo a Milano. Il brano, a tempo di valzer, racconta la delusione avuta quando si aspetta troppo da qualsiasi luogo. Anche la delusione però riecheggia in tenerezza poetica e crepuscolare, il valzer ha una leggerissima anima blues, ma la melodia è italiana e si snoda alla nostra maniera (musicisti d'oggi: imparate da Rosso). Negli ultimi anni Stefano Rosso ha coltivato in maniera profiqua, da indipendente, lo stile del finger piking americano, tramite dischi di indubbia qualità dedicati a sue composizioni su quello stile. Proprio a questo si ispira Tarquini per la sua "Ho capito come", che si snoda su un giro di sol abbastanza ostinato su un basso, dove si stagliano il mandolino ed il clarinetto. Il cd si chiude con quella che più di ogni altra, insieme alla "Storia disonesta" è stata la croce e la delizia di Rosso. La "Letto 26" di Tarquini ricorda "Everybody is talking at me". Il banjo a cinque corde si staglia con un giro ostinato e ricco, su un contrabbasso ritmico e su una chitarra che si scopre strumento percussivocon strappate. La parte in mi diventa un caloroso bluegrass, molto bella. Più che consigliato, per riscoprire Stefano Rosso e scoprire en passant un grande cantautore ed interprete come Andrea Tarquini.

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