domenica 8 marzo 2009

le memorie della terra (recensione concerto

Ieri sera (30 agosto 2008) a Perugia è sbarcato un altro salento, quello che non balla mai la pizzica, o meglio non la balla con l'incoscienza con cui la ballano molti ora. Mi riferisco allo spettacolo "Le memorie della terra", andato in scena nella bellissima piazzetta di Palazzo Penna. Incominciamo dagli interpreti: Anna Cinzia Villani, voce recitante e cantante, nonché abilissima organettista; Enrico Noviello, voce e chitarra battente; Daniele Girasoli, voce, tamburello, cucchiai, armonica; Maria Mazzotta, voce; Vincenzo Santoro, voce recitante. Tutti questi musicisti sono caratterizzati da una grossa coscienza dell'importanza del passato nella valutazione e riesecuzione del canto popolare, anche se poi alcuni di loro si muovono anche in ensemble molto moderni, come la Mazzotta che fa parte degli Adria (gruppo di musica popolare moderna) o del Canzoniere Grecanico Salentino (nuova formazione). Lo spettacolo si è diviso in due parti: la prima riguardava il tabacco ed il lavoro in genere, la seconda ha riguardato le lotte che anche nel salento segnarono la fine della seconda guerra mondiale ed il dopoguerra. Oltre ai due classici indiscussi del canto di lotta salentino, "Fimmene fimmene" e "E lu sule calau calau", si sono sentiti canti che, con una pungente ironia e senza mai cadere nel topos sinistroide dell'"affossate il sistema", rivendicavano, molto più semplicemente una vita migliore.Solo adesso mi sono decisa a finire queste riflessioni, purtroppo forse un po' tardi per poter almanaccare giustamente tutte le sensazioni che ebbi quel giorno. Dei brani che non conoscevo mi ha colpito "La cupacupa", che ho poi comunque ritrovato nel cd di Anna Cinzia Villani "Ninnamorella", anche se in una versione un po' diversa e forse deludente. La versione in quartetto (quintetto se ci aggiungiamo le mani del pubblico che non smettevano di battere trainate dalle mie) dà un'aria un po' napoletana al pezzo che, al posto della cupacupa citata all'interno della canzone, è stata accompagnata percussivamente dal tamburello che andava quasi a tammurriata. Durante tutto il concerto non si è mai sentita una chitarra classica (figuratevi il canto "Arneo", di provenienza alpina, sull'aria di "Monte Canino" accomp'agnato con una battente!). Mi è piaciuta particolarmente anche una canzone di cui non so il titolo, sull'aria del canto alla Madonna di Montevergine, che inneggiava a comunisti e socialisti. Con questo spettacolo si capiscono due cose: innanzitutto non si deve essere retorici o violenti quando si fa una canzone politica, anzi la si può fare anche con un'ironia immensa; poi non è obbligatorio fare tutto un concerto di pizzica per essere graditi dal pubblico (da un certo pubblico ovviamente). Comunque il gruppo una pizzica ce l'ha regalata, ed io ho ballato da seduta (veramente!)

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