domenica 8 marzo 2009

Fausto amodei: "Per fortuna c'è il cavaliere"

Questa volta, in questa rubrica che faccio letteralmente con il cuore aperto, voglio parlarvi di uno dei dischi più semplici, geniali, curiosi e inaspettati che si possano pensare. Mi riferisco a "Per fortuna c'è il cavaliere" dell'architetto-cantautore torinese Fausto Amodei.Per rinfrescare la memoria a qualche ascoltatore sprovveduto, ricorderò che Amodei è l'autore di quel capolavoro politico che è "Per i morti di Reggio Emilia", canzone scritta nel 1960, dedicata ai cinque morti nelle dimostrazioni contro il governo Tambroni. Questo brano risale al primo periodo di Amodei, quello con il progetto "Cantacronache", nel quale si erano uniti valenti musicisti e letterati gravitanti attorno all'orbita torinese, come Italo Calvino, che scrisse il testo della bellissima "Dove vola l'avvoltoio", su musica di Sergio Liberovici, musicista dalla forte impronta mitteleuropea. Amodei, invece, si è sempre riconosciuto in una linea riconducibile a vari cantautori francesi come Brassens e Vian, dei quali ha mirabilmente tradotto alcuni pezzi in italiano ed in dialetto piemontese. La discografia di Amodei è divisa in tre periodi: quello dei cantacronache (1958-1960), quello con il Nuovo Canzoniere italiano (1963-1975) e l'ultimo, costituito solo dall'album "Per fortuna c'è il cavaliere", avutosi grazie all'interessamento del discografico udinese Walter Colle, direttore artistico e fondatore dell'etichetta Nota. Il cd si compone di quattordici tracce, quattro storiche, le altre inedite. Il cantautore, con questa scelta di brani, ha voluto tracciare un ritratto caustico della società in cui viviamo che, per quanto riguarda soprattutto gli aspetti negativi, non è cambiata quasi per niente da quella di cinquant'anni fa, anzi, le sue caratteristiche si sono esasperate.L'album è suonato semplicemente con due chitarre e un contrabbasso (ricorda molto Brassens, oltre ad certo De Andrè prima maniera). Il nostro viaggio comincia dalla fine.Il cd si chiude con un brillante valzerino parlato, sul modello della canzone "I crauti", che era già stata ripresa da Guccini, nella parodia "I fichi". Questa coincidenza si può interpretare come un omaggio al contrario tra i due, in quanto Guccini ha sempre dichiarato di aver sentito sempre Amodei come maestro insuperabile e fondamentale, e sinceramente si sente. Questo pezzo, addirittura con numeri, ripete ciò che si sa anche troppo bene: quanto Berlusconi corrompa le menti, inclusi gli ex del Partito Comunista. Le critiche che Berlusconi riceve da Amodei, sono poi le stesse che trentacinque anni fa il cantautore maestro delle rime, rifilava senza pietà ad Almirante e ai suoi discepoli, d'altronde lo stesso Berlusconi viene paragonato ad un Mussolini che minaccia la democrazia.Il nostro viaggio continuerà andando a salti, all'interno di questo piccolo gioiellino. Il prossimo brano di cui voglio parlarvi si chiama "I persuasori occulti", satira pungentissima su quanto noi siamo dipendenti dalla pubblicità che ci obbliga pure a riti stupidi, nonché a rovinarci l'economia e la salute. Infatti, il protagonista di questa surreale canzone, a tempo di swing, addirittura per ottenere la virilità si dà ad un prodotto specifico. Secondo Amodei, e non solo, la pubblicità rende schiavi, e ti ammazza, sicuramente a livello interiore, se le vai troppo dietro, magari anche letteralmente. Ovviamente, magari questo brano è un po' esagerato, forse anche un pochino surreale, ma quanti sono vicini a questa esagerazione!Un altro brano notevole è "I tre porcellini", satira sulla combutta tra Berlusconi, Bossi e Fini (che recentemente si è un pochino staccato solo perché fa il presidente della Camera). E' un brano a ritmo di valzer, tra accordi maggiori e minori, dove si racconta con sagace ironia la evidente, o più spesso nascosta, corruzione mentale e politica di questo governo. Naturalmente, si batte molto il tamburo sugli sfregi fatti alla Costituzione italiana che, per una persona che ha la Resistenza molto vicina alla sua gioventù, sono forse particolarmente oltraggiosi.E' notevole inoltre "Inno del Cda del Mmb" (leggasi Consiglio d'amministrazione del monopolio mondiale del benessere), descrizione sagace ed impietosa, anche date le conseguenze che oggi ne stiamo vivendo, di questa fretta che si ebbe durante quarant'anni, di creare aziende multinazionali. Il brano si divide in parti semiswing, alternate ad un uso geniale di alcuni brani ed inni politici che, secondo Amodei, potevano essere perfettamente integrati in un sistema di integrazione assoluta.In questo cd, però, non vi sono solo brani politici, vi sono anche notevoli brani d'amore, caratterizzati però, sempre da questa ironia, di cui già si è parlato. Esempio ne è "L'amore è un brutto vizio", brano diviso in parti quasi a marcetta, per poi svilupparsi a beguine ed a valzer. Non aspettatevi canzoni d'amore smielate, ricordatevi che Amodei è un cantautore, nel senso più vero e storico della parola, cioè rappresenta colui che riesce a parlare di tutto, non infarcendo i brani di retorica e luoghi comuni sfruttati e risfruttati.Troviamo poi un affondo meraviglioso contro la "musica facile", intitolato "Le canzoni in scatola", che potrebbe anche essere dedicato alla musica dominante ai tempi in cui Amodei aveva incominciato a cantare. Infatti, va ricordato, anche se il brano è recente, che Amodei, pur non facendo più parte di quel grande progetto che fu "Cantacronache", è rimasto sempre fedele a quella filosofia dell' "Evadere dall'evasione". Abbiamo poi un fortissimo affondo contro la politica del rubare come reato non condannabile, in nome di quell' "Educazione civica" che vuole tanto riscoprire la Gelmini. Non saprei descrivere musicalmente questo brano, ma è una complicata poliritmia, che passa tra accordi minori, maggiori e diminuiti, con la solita scioltezza di Amodei, che, nonostante faccia canzone politica, non scrive quei brani da falò che si debbono ascoltare ignorando la musica. E' un album sincero, forte, con cui o si è d'accordo, magari non su tutto, oppure non si è d'accordo, momento in cui credo che sia difficilissimo ascoltarlo.Ovviamente un disco così, non poteva non contenere un affondo contro il Paese che storicamente ha seminato nel mondo più ingiustizie: gli Stati Uniti. A questo è dedicata la ballata all'americana "Lettera di Robert Bowman", tratta da una lettera di questo vescovo cattolico ex combattente in Vietnam. La struttura di composizione del brano ricorda molto la bellissima traduzione in musica del Proclama di Camilo Torres, presente in "Se non li conoscete", album di Amodei del 1972, ristampato di recente dalla casa discografica Ala bianca, all'interno del progetto di ristampa dei migliori lp dei Dischi del sole. C'è spazio anche per alcuni affreschi di "politica privata". Innanzitutto "Mia bella signora", un swing brillante anche se un po' intristito dagli accordi minori che fanno spesso capolino. E' una denuncia della maleducazione imperante e del poco rispetto che si ha per l'arte e l'"artigianato" che si nasconde dietro una chitarra che suona da sola o con pochi strumenti d'aiuto. Di inni antimilitaristi se ne sono sentiti molti in giro, anche belli come "La guerra di Piero" dell'insuperabile De Andrè, altri brutti e pieni di retorica, addirittura il tema dell'antimilitarismo è sfruttato dalla musica leggera e di consumo. Credo però che nessuno, o quasi, abbia mai pensato a fare una ballata, particolarmente brassensiana, dove Dio parla, tramite una e-mail che Amodei immagina di ricevere appunto dall'indirizzo padreterno@aldilà.com. Il dio che parla in questo pezzo non è sicuramente quello di cui parla la Bibbia quando minaccia o compie cattiverie: è il dio umanizzato della "Buona novella" di De Andrè, con la differenza che non si parla di una religione in particolare, ma è un Dio panareligioso e "veramente cattolico" (nel senso di universale). Naturalmente, il dio in questione, si arrabbia "e manda a farsi friggerechi si proclama unto dal signore", ossia si adira con Berlusconi.Questo viaggio si conclude con la ballata che dà il titolo al cd, che è un racconto di come con l'età si cambi e ci si addolcisca, anche se, ve lo giuro, nel caso di Amodei, significa solo aver interrotto la carriera musicale attiva per circa trentun anni, non è che questo cd manchi di mordente. Il brano è sull'effetto che fanno a persone con la morale ancora salda, gli atteggiamenti del nostro capo del governo che, a quanto pare, a molti italiani, piace e non importa anche se si arrabbiano in finte piazze. Per ogni strofa si parla di situazioni concrete che, normalmente, con l'età si vivono diversamente, ma, che per Amodei, come si è già detto, grazie a Berlusconi, sono fortunatamente tornate ad essere pretesto per ballate favolose. Parlando di questo brano, dal punto di vista musicale, va detto che è una poliritmia tra un due quarti a velocità media e un altro veloce, intervallati da un'introduzione strumentale di cui, per la mia ignoranza tecnica, non riesco a codificare il ritmo. Comunque questo è un cd "di parte", che non porta sicuramente verso questo clima di unità stupida, da fare in nome dell'omologazione sulle posizioni dell'élite governativa. Se questo articolo ferisce un pochino perché troppo politico, dico subito che sono un'orgogliosa persona di sinistra, la cui opinione non cambierà sicuramente con gli strali che mi si possano tirare.
Fausto Amodei.Per fortuna c'è il cavaliere (Nota, 2005)

1 commento:

  1. E fai benissimo ad essere di sinistra!
    Amodei, inltre,ha saputo unire alla dura critica politica, anche un lato umoristico che è tutt'altro che da sottovalutare.
    Mi riferisco qui soprattutto, a "Il tarlo", ma anche al brano su Berlusconi.
    Ora ho poco tempo per commentare come tu e l'articolo meritate, magari tornerò più avanti.
    Complimenti ed a presto!

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