domenica 8 marzo 2009

Fiorella mannoia "Il movimento del dare"

Quest'anno la grande Fiorella Mannoia è tornata all'incisione di brani inediti, dopo averci comunque deliziato con due gioielli come "Concerti" e il cd brasiliano "Onda tropical", tramite un cd intitolato, direi emblematicamente, "Il movimento del dare". E' un disco dove la Mannoia torna a fare ciò che le viene meglio: interpretare le varie sfumature di un'italianità fatta da grandi autori. I brani sono stati scritti da Ligabue ("Io posso dire la mia sugli uomini), Ivano Fossati ("La bella strada"), Franco Battiato, con il suo inseparabile paroliere Mallio Sgalambro, (Il movimento del dare) ecc. Come sempre ultimamente, l'arrangiatore del disco, pedina fondamentale nel gioco della musica leggera, è stato Piero Fabrizi, autore anche di tre brani del cd (che per me sono i "meno" belli), che comunque ha saputo rispettare molto profondamente il sound di ogni singolo autore. Posso infatti testimoniare che, al primo ascolto, fatto come sempre in modo rituale nella mia cameretta senza nessuno vicino, ho potuto istintivamente riconoscere la paternità di ogni singola canzone (o quasi). Negli ultimi anni, purtroppo, devo dire che Fiorella Mannoia, anche a causa della critica che le fa chi non la conosce, di essere statica, si sta facendo prendere da una certa "sindrome del diverso da sé", cioè è portata a sperimentare ritmi che non le si confanno (dalla musica brasiliana in "Onda tropical", al reggae di "Cuore di pace" nel nuovo disco). Secondo me, ammiratrice della cantante dai "Capelli rossi" sin dagli anni di "Di terra e di vento" (fine anni Ottanta), la Mannoia da il massimo quando interpreta i cantautori, non importa quanto sia presente l'elemento rock, comunque caratterizzati da un certo attaccamento ad una tradizione italiana che si può far cominciare con De Andrè e Guccini (vedasi ad esempio il caso di Ligabue, che ha addirittura collaborato più di una volta col grande pavanese). Tornando all'ultimo cd della Mannoia, va segnalata la già citata "Capelli rossi" scritta da un ritrovato Pino Daniele che, ripensando al romanticismo di "Senza 'e te", d'altronde interpretata egregiamente dalla Mannoia in "Concerti", scrive una ballata che, per me antiquata ed appassionata di musica popolare (mi dispiace ma non dirò mai di ascoltare musica etnica, non sono razzista!), ci ricorda le antiche serenate. Anche il canto della Mannoia qui è in bilico tra la potenza della sua voce ed una dolcezza che, essendo forse poco comune nello stile normale della cantante romana, la porta ad avere un pizzichino di ruvidezza, dettata forse più da una specie di "vergogna" che da necessità interpretative. Non mi convincono i brani di Franco Battiato e Jovanotti, in quanto sono troppo profondamente legati ai loro autori (che fra l'altro io non amo). Fior fiore di cantautori, insistono sempre sul fatto che, quando si scrive per un interprete diverso da noi, si debba sempre dare il proprio conio al brano, pensando però anche alla "filosofia" interpretativa dell'interprete per cui si sceglie di scrivere. Questi due autori, sicuramente grandi (preferisco Battiato), non sono riusciti ad entrare nel mondo della Mannoia.E' comunque un cd da consigliare caldamente, perché mi ha fatto ritrovare una felicità d'ascolto profondissima, che non provavo almeno dai tempi de "Il dono" di Renato Zero.

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