giovedì 4 marzo 2010

"Ciao a te" Lucio Dalla

Carissimi lettori, voglio iniziare questo articolo ringraziando tutti coloro che da varie parti mi hanno fatto pervenire apprezzamenti su questo blog, che è solo un mio diletto e niente più.
Oggi, 4 marzo, uno dei più grandi cantautori italiani compie gli anni, quindi ne voglio approfittare per mettere insieme un distillato di sensazioni e ricordi legati alla sua musica. Naturalmente, come molti sapranno, il cantautore in questione è il bolognese Lucio Dalla.
Non so dirvi con esattezza quando ho scoperto la particolarissima voce di questo artista, credo che mi abbia sempre fatto compagnia.
Il primo ricordo di Dalla che riesco a farmi venire in mente è una raccolta, che possediamo sia in cassetta che in lp, dedicata al suo primo periodo. Mi ricordo che, quand'ero piccola, l'unica canzone di quel disco che non potevo sopportare era "Paff bum!", che tutt'ora trovo abbastanza insipida. Voglio anzi ammettere subito che il primo Dalla, quello che va da "1999" (1966) ad "Automobili" (1976) escluso, cosiccome l'ultimissimo, quello che va da "Ciao" (1999) ad "Angoli nel cielo" (2009), non mi riesce ad emozionare per motivi opposti e complementari. Se i primi dieci anni di carriera li trovo spesso avanguardistici ed esagerati (ovviamente non disconosco capolavori come "Piazza grande" o "La casa in riva al mare"!), gli ultimi dieci non mi arrivano perché li sento freddi e senza più voglia di fare (Riconosco la bellezza di brani come "Scusa", "Prima dammi un bacio" o la nuova "Puoi sentirmi").
Un disco di Dalla a cui sono molto legata, anche se non ne saprei esattamente dire l'anno, è il q disc che conteneva "Ciao a te", "Telefonami tra vent'anni", "madonna disperazione" e, soprattutto, la bellissima cover di "Have you got a friend" di Carole King, eseguita dal nostro con il clarinetto, strumento che ancora si diletta a suonare, anche se ora fa troppo il cantante e non suona più in pubblico. Noi questo disco lo abbiamo in vinile, quindi non me lo sento per intero da tempi veramente lontani (una ventina d'anni tutta!). Nonostante ciò mi ricordo benissimo quanto mi piacesse la naturalezza con cui il nostro cantava quei testi, che io sicuramente all'epoca capivo male, ma che comunque mi facevano divertire.
Legata alla mia infanzia, poi, possiamo trovare anche "Fumetto", bel rockettino fatto con una lista allucinante di personaggi di fumetti, che era contenuto in una raccolta intitolata "Cantautori anni d'oro", di cui, insieme a "Canzone scritta sul muro" di Claudio Lolli, ha sempre costituito per me la punta di diamante. La voce di Dalla qui è ancora "nera", ma c'è leggerezza in giusta dose, cosa che manca spesso nel Dalla del primissimo periodo, appunto quello 66-76, e forse predomina esageratamente nell'ultimo.
Altro grandissimo ricordo legato a Dalla è "Banana repubblic", album del 1979 frutto della tournée con Francesco De Gregori. Non mi ha mai convinto la qualità dell'audio del disco, neanche in versione digitale, ma alcuni brani, specialmente le versioni del repertorio di De Gregori, sono meravigliosi. Adoro, soprattutto "Quattro cani", che acquista un ambiente blues anche grazie al brevissimo ma folgorante assolo del sassofono di Dalla, che qui dà una delle sue migliori prove. Meravigliosa è, poi, "Ma come fanno i marinai", brano scherzoso e sfizioso sempre figlio di quelle atmosfere swinganti che si confanno moltissimo al nostro. Non ho mai amato, invece, la reinterpretazione di "Piazza grande" e meno ancora quella di "4 marzo 1943", brani che trovo insostituibili nelle loro versioni storiche da studio, anche se apro un'eccezione per la seconda, dando il privilegio dell'apprezzamento alla versione di "Dallamericaruso". Questo è, infatti, l'altro album fondamentale per quanto riguarda Lucio Dalla, assolutamente forte e perfetto, anche grazie all'insuperabile apporto degli "Stadio".
L'unico mio contatto personale con Lucio Dalla, se si vuole escludere un concerto dei tempi di "Cambio" dove io invece di ascoltare dovetti cantare tutto per sentire qualcosa perché le note arrivavano come un'eco dall'oltretomba, è stato in occasione dell'inaugurazione dell'Accademia del Fado diretta da Marco Poeta e con sede a Camerino. In quell'occasione, incredibile a dirsi, il musicista bolognese ha riacquistato la forza dei suoi tempi migliori, specialmente perché si sentiva che si divertiva nel cantare. L'accompagnamento, naturalmente se si parla di Marco Poeta, è stato acustico, completamente "afadistado", permettendo a Lucio Dalla di improvvisare in maniera completamente nuova su suoi vecchi brani come "Caruso", "Piazza grande", "4 marzo 1943", e non so se altri. Conobbi in quell'occasione Lucio Dalla che si è dimostrato simpatico, rispettoso e gentile, tanto per smentire quel mito dell'artista che, scontrosamente, non si concede al suo pubblico.
Voglio concludere questo articolo su Lucio Dalla con una curiosità legata ad un lp che ha cullato la mia infanzia grazie ad alcuni miei parenti molto legati alla Spagna. Esistono almeno tre versioni meravigliose in lingua spagnola del repertorio del bolognese. I tre brani, intitolati "María", "Oh que será, que será" e "Qué profundo es el mar", si possono trovare nel disco "Amor primero" del cantautore spagnolo Patxi Andión, che conteneva anche una carinissima "Canela pura".
Spero di avervi fatto piacere con questo distillato di istantanee su Dalla, grazie ancora a tutti e a presto!
ad

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