domenica 7 marzo 2010

Commento alla puntata del 07/03/10 di "Canzonenapoletana@rai.it.

Carissimi lettori, ecco qui il commento alla seconda puntata che "canzonenapoletana@rai.it" dedica a Salvatore Di Giacomo.
Si parte malissimo per quanto riguarda i dischi usati, ma fortunatamente conosco il brano che è trasmesso, per cui il problema è meno grave. Il brano con cui si parte è "'A retirata", brano di ispirazione romantico-militaresca, che si ascolta dalla voce di Francesco Daddi. Il cantante ha una buona voce di tenore, e quello che rende il brano più prezioso che mai, è la sua intimità quasi cameristica, data dal fatto che l'unico strumento che accompagna questo sentitissimo addio, sia solo un pianoforte.
Per scoprire "'A retirata", fortunatamente non c'è bisogno di ricorrere a registrazioni storiche, si può pensare semplicemente alla bellissima "Napoletana: antologia cronologica della canzone partenopea", incisa negli anni Cinquanta da Roberto Murolo e reperibilissima in cd.
Si è appena ascoltata la bellissima voce baritonale di Titta Ruffo, che ha interpretato "Munasterio", uno dei brani che a me sono più indifferenti tra quelli che conosco di Di Giacomo (forse è l'unica poesia musicata del napoletano che non amo!).
Subito dopo, e sto soffrendo perché la canzone la amo moltissimo ma la versione è quantomeno deludente, si ascolta "Pastorale", anche conosciuta come "'A nuvena". La versione che abbiamo ascoltato, cantata con un ritmo veloce esageratamente pronunciato, è cantata da Giuseppe de Luca, che dalla pronuncia non pare neanche napoletano.
Fortunatamente ci sono bellissime versioni moderne, soprattutto quelle di Sergio Bruni (in "Omaggio a Di Giacomo"), e di Egisto Sarnelli.
La puntata fortunatamente si riprende subito con una carinissima versione di 'E spingule frangese", brano che si ascolta eseguito da Giorgio Schotler, grande posteggiatore dell'epoca. Il brano è più veloce rispetto a come lo si sente abitualmente oggi, ma è molto bello, anzi forse proprio per questo è così bello e piacevole. Infatti, la velocità, che comunque non è mai esagerata e non annulla le importantissime pause così tipiche del genere "classico", gli dà una leggerezza veramente invidiabile. Se volete ascoltare unha versione moderna, potete benissimo sentire quella di Roberto Murolo sia in "napoletana" che in "Anema e core" (Carosello, 1995).
Ed eccoci ad uno spassosissimo duetto, a tempo di tarantella come spesso è questo repertorio, intitolato "Lariulà". La versione è molto bella, ma credo che sia difficilmente reperibile. Per trovare una versione moderna, non c'è che l'imbarazzo della scelta. Interessante è sia la versione a "duetto" di Gabriele Vanorio e Maria Paris, che quella solistica di Antonello Rondi.
La trasmissione continua con "Marzo", anche detta "Catarì", che si ascolta nella versione di Fernando De Lucia, grande tenore dell'epoca. Il testo è trattato in maniera leggermente diversa rispetto a come si tende a usarlo oggi. La versione è un po' deludente, soprattutto perché non c'è espressività e non si utilizzano o evidenziano suffecientemente gli arabeschi della melodia, che sono sicuramente resi meglio da un cantante d'impostazione popolare piuttosto che da un tenore.
La puntata si chiude con una delle mie canzoni preferite di Di Giacomo, la tarantelluccia spassosa "Carcioffolà", che si ascolta nella versione di Raffaele Balsamo, che gli dà una forte anima da "cafè-chantant". E' davvero spassosa, d'altronde non fare questo brano divertente è impossibile. E' veramente geniale la personalità di Di Giacomo, perché dall'alto della sua cultura erudita, è riuscito ad essere più popolare del popolo.
Se volete ascoltare una versione moderna di questo brano, anche qui avete l'imbarazzo della scelta, ma io vi consiglio quella di Maria Paris, magari non cantata perfettamente, ma di un pittoresco veramente insuperabile.
Sono felicissima che la Rai abbia avuto questa iniziativa di ricordare Di Giacomo, grandissimo poeta vernacolare, adesso scopritelo anche voi, così questo centocinquantenario si vivrà con meno silenzio.

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