domenica 28 febbraio 2010

Commento alla puntata del 28/02/10 di "canzonenapoletana@rai.it"

Carissimi lettori, finalmente il programma "canzonenapoletana@rai.it" dedica un ciclo a Salvatore di Giacomo, sommo poeta napoletano.
Come sempre, purtroppo, si ascolteranno solo incisioni d'epoca, quindi preparatevi ai miei commenti lacunosi.
Il ciclo comincia con una bellissima canzone, risalente al 1884, quindi a quando il nostro poeta aveva appena ventiquattro anni, che ascoltiamo da Tito Schipa. L'interpretazione del tenore leccese, va detto, riesce, e per me è raro, a trasmettere tutto il romanticismo di cui è intrisa "Napulitanata", che, effettivamente, invece di essere un ritratto della città, come potrebbe far pensare il titolo, è una bellissima serenata. Il ritmo, e forse questa è l'unica pecca, è un po' troppo veloce.
Si continua con un'incisione, almeno risalente agli anni Trenta, che ci permette di ascoltare un grandissimo cantante lirico, Mario San Marco, che interpreta "Oj marenà", canzone quasi a valzer dove si parla dell'amore di marinaio, non nel senso di amore infedele, ma di amore coltivato dalla gente di mare. Il tema, come sanno i conoscitori, è caro a moltissimi scrittori, ma forse a Di Giacomo specialmente. Il brano è uno di quelli caratterizzati dall'alternanza di momenti minori con altri maggiori.
Continuando si arriva a questa "Era de maggio", che si ascolta, con molto piacere, da Fernando de Lucia, tenore dalla voce potente ma dal canto discreto. Interessanti le fioriture ed i gorgheggi prima del ritornello.
Stiamo ascoltando un altro brano scritto da Di Giacomo nel 1885, dal titolo "Carulì cu st'uocchie nire nire". E' una serenatella giocosa, come spesso in futuro se ne continueranno a produrre. Il brano è interpretato da F. Perulli (non si sa il nome per intero del cantante!), artista dalla bella voce, che riesce a dare una giusta interpretazione a questa canzoncina binaria ed allegra.
Ora abbiamo il piacere di ascoltare la versione di Gennaro Pasquariello, noto cantante d'inizio Novecento di cui qui si parla spesso, di "Marechiaro", uno dei tanti classici di Di Giacomo. la particolarità maggiore di questa versione è la mancanza dell'acuto su "ca ll'aria è doce", e la ripetizione di questo verso nella parte di solito affidata solamente agli strumenti.
Dello stesso anno è questa famosissima "Oilì, oilà", che abbiamo ascoltato da un grande posteggiatore chiamato Vincenzo Marmolini. L'interpretazione, veramente spumeggiante, ha delle punte di virtuosismo in corrispondenza del pezzo strumentale che divide le strofe, veramente carina!
la puntata si chiude con un brano che io sto ascoltando con una lacrima all'angolo degli occhi. Stiamo infatti ascoltando una bellissima versione di "Luna nova", che ascoltiamo da un'altra troupe di posteggiatori. Interessante la tecnica "popolare" sulla chitarra, che può ricordare da vicino alcuni tocchi delle tarantelle garganiche. La voce del posteggiatore, precisa e caratterizzata da un bellissimo falsetto, riesce veramente a dare l'espressione giusta a questa serenata alla città di Napoli.
Credo che si nota la particolare felicità con cui ho scritto questo commento, Di Giacomo è uno dei miei autori preferiti. Ovviamente sono anche felice per il fatto che, in fondo, non si sono dovuti sentire dischi esageratamente frusciati.

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