martedì 23 febbraio 2010

Sulla moderna "poesia per musica.

Carissimi lettori, oggi voglio riflettere sul rapporto tra musica e poesia, che in Italia non c'è, a meno che non si vogliano considerare dei progetti un po' discutibili come quello che da settembre sarà distribuito nelle scuole medie di sei regioni italiane. E' un disco dove alcuni cantanti, inclusi alcuni di "X factor", dànno voce ad alcune di quelle poesie obbligatorie ed obbliganti da studiare a scuola. Durante il Tg 2 delle 13, che ha dedicato un servizio all'iniziativa, si è potuto sentire un pezzettino di "Meriggiare pallido e assorto", cantato da Mario Venuti, e "A Zacinto" cantata da Luisa Rossi, che dice sia stata una delle partecipanti di "X factor" (che non seguo!). I due brani ascoltati, quantomeno i due frammenti, erano molto simili, se non uguali. L'iniziativa forse è lodevole, ma a scuola si potrebbero anche far sentire quei pochi tentativi fatti in Italia, quantomeno il "S'i fosse foco" di Fabrizio de Andrè su testo di Cecco Angiolieri, o il "Ninna nanna nanna ninna", testo di Trilussa, poeta dialettale romano che in alcune antologie sta insieme ai migliori poeti contemporanei in lingua, musicato da Claudio Baglioni.
Molto meglio stanno, per quanto riguarda il rapporto con la poesia, i due paesi della penisola iberica. In Spagna, addirittura, c'è un grandissimo cantautore e chitarrista, chiamato Paco Ibáñez, che dal 1956, non fa altro che musicare tutti i principali poeti di lingua spagnola. Va detto, a quasi totale giustificazione della pigrizia degli autori italiani nell'approcciarsi alla poesia come materiale "per musica", che la nostra lingua, quantomeno il suo approccio più comunemente letterario, è difficile da vestire di note.
Il nostro paese, e qui siamo giganti!, ha dato grandissimi poeti vernacolari, che spesso sono vestiti di stupende note da musicisti di vario genere. Fuori da ogni graduatoria ci sono tutti i grandi napoletani nati tra il XIX ed il XX secolo, da Di Giacomo, a Murolo, ai De Curtis, ai Bovio.
Se questa si può definire poesia "semicolta" o colta, nelle altre regioni del Sud, specialmente in Puglia, sono notevoli poeti come Giuseppe de Dominicis, contemporaneo dei napoletani citati prima, di cui è stato musicato molto repertorio sia da gruppi maggiori che minori (Dalla "Ulia bessu" degli Officina Zoè del "Live in Japan" ai "Martiri d'Otranto" musicati dai Cantacunti).
Una poetessa contemporanea notevolissima, di cui solo gli Officina Zoè che io sappia si sono accorti musicalmente parlando, è la tavianese Daniela Liviello, della quale il gruppo, nel suo ultimo bellissimo cd intitolato "Maledetti guai", interpreta "Spattannu", il miglior brano di tutto il disco.
Naturalmente qui non si sta parlando della poesia scritta da cantori, come i meravigliosi versi del carpinese Antonio Maccarone, scomparso qualche mese fa, ma di poesia non nata per il canto, che però ci è stata più o meno felicemente portata.
In Italia, tra le isole, la Sicilia ha un poeta notevolissimo, che fu stimato dai maggiori intellettuali italiani, da Sciascia, a Quasimodo, a Pasolini, il palermitano Ignazio Buttitta. Il poeta "dalla voce di ferro", è stato una fonte inesauribile di repertorio per tutti i cantastorie, da Otello Profazio, a Rosa Balistreri, da Nonò Salamone a Mauro Geraci.
Come avete visto non ne ho approfittato per tirare "mazzate pesanti", ho solo voluto fare un piccolo confronto tra la situazione dell'Italia e quella della Spagna. Non ho parlato del Portogallo, perché lì, da quando nel 1945 Amália Rodrigues ha cantato dei versi colti su melodie di Fado, si è iniziato a cantare tutti i poeti possibili e non si è smesso più, quindi non avremmo mai finito!
on questo articolo, carissimi letttori, ho solo voluto darvi la possibilità di avvicinarvi in modo diverso a quest'arte che io amo tanto e si chiama poesia.

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