domenica 21 febbraio 2010

Commento alla puntata del 21/02/10 di "Canzonenapoletana@rai.it".

Carissimi lettori, dopo aver tirato un sospiro di sollievo causato dalla mancata vittoria di Pupo e compagni al Festival di Sanremo, torniamo alle cose che ci sono più consuete, ossia ai commenti napoletani domenicali.
Finalmente si parte, dopo aver ascoltato due chicche del sanremo storico. Si continua a parlare, come ricorderete, di Alessandro Cassese.
Si inizia un po' male, perché questa marcetta carina intitolata "'o sargento cannoniere", viene ascoltata da un vecchio disco frusciante con la voce di Pietro Mazzone.
E' un brano, come già ne avevamo trovati, dove un personaggio, credo femminile, dichiara il proprio amore per questo militare avvolto nella bandiera.
La musica è di Gaetano Lama, l'autore che nel 1917 musicherà quella "Reginella" che tutt'ora noi cantiamo con piacere. La melodia, pur avendo delle caratteristiche di marcia molto militaresca, ha un gran bel fascino. Il testo, purtroppo, è difficilissimo da capire, quindi non ve ne posso dire di più.
Sempre dallo stesso disco d'epoca di Mazzone, stiamo ascoltando questa "Carulì", marcetta molto più raffinata, paradossalmente, anche se non l'ha musicata un musicista noto, bensì uno sconosciuto Agostino Magliani. E' una lettera d'amore di un militare, che dice alla propria amata, una delle tante Caroline che popolano la canzone napoletana, che "è bbella e cara 'a Patria ma troppo aggi'à suffrì", ossia è bella e cara la patria ma mi fa troppo soffrire.
Siamo nel 1912 e Cassese scrive questa "Parto per Tripoli". Il cantante è Diego Giannini, che con la sua voce baritonale dà una grande imperiosità a questo saluto che il militare fa alla propria amata che piange. Il militare, va da sé, è allegro e convinto di tornare vincitore. Non è particolarmente bello questo brano, anche se ha delle "fioriture" interessanti soprattutto durante il ritornello.
Purtroppo verso la fine del brano il testo si fa incomprensibile.
Una delle poche composizioni di Cassese di ispirazione non militaresca, è questa carinissima "Sturnellata napulitana" che si ascolta dalla voce di Gennaro Pasquariello. Sono una serie di stornelli, tramite i quali l'uomo si lamenta dell'instabilità dell'amore della propria amata. L'interpretazione di Pasquariello, forse, è un po' teatrale, ma comunque è bella e dovrebbe portare a rivalutare questo tipo di repertorio.
Siamo nel 1914, ed arriva un altro esempio di brano dove un militare saluta la propria amata prima di partire per la guerra, che ormai era imminente. Il brano, intitolato "Turnarrà" ed interpretato da Luigi Marcarella, è semplicemente accompagnato da una chitarra ed un mandolino. E' molto bello e raffinato, d'altronde conta con le note del già oggi incontrato Gaetano Lama. La voce di Marcarella è potente ma discreta, molto bella.
Nel 1916, già con Cassese al fronte, Giuseppe Capolongo musica questi versi che ci vengono interpretati da Nina de Charny e sono intitolati "'O marenaro". E' un raffinatissimo brano in minore, con interessanti richiami arabi, collegabile ad una certa rielaborazione della stornellata da parte di musicisti non propriamente popolari.
Il testo, ovviamente, è incomprensibile, quindi non ve ne posso parlare.
La trasmissione ed il ciclo si chiudono con una "Lettera 'e surdato", brano interpretato da una sciantosa dell'epoc achiamata Teresa de Matienzo. Non si sa esattamente di quale anno sia, ma si può facilmente intuire che è di qualche periodo guerresco. E' una marcetta, musicata da Vincenzo Melina, che non disdegna raffinatezze incluse alternanze di accordi maggiori e minori. Il testo è abbastanza incomprensibile, quindi non ve ne posso parlare.
Mi auguro che il prossimo ciclo sia su qualche autore più recente, così se ne parla un po' meglio.

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