venerdì 18 settembre 2009

Al rey de Cuba

Carissimi lettori, oggi voglio tornare a scrivere per pagare un debito nei confronti di un artista che mi ha formato molto, onorandomi, in occasione dell'unica sua visita a Perugia, di un concerto privato con lui.
Mi riferisco a Compay Segundo, grande interprete, pur essendo nel ruolo di seconda voce, di musica cubana, specialmente del son, quel ritmo che proprio dalla sua natale zona orientale, ed in particolare da Santiago, si era poi irradiato in tutta l'isola ed in tutto il mondo.
Come molti di voi, pur essendo già un'appassionata di musica cubana, che avevo scoperto tramite i miei numerosi contatti con le comunità hispanoamericane di Perugia, quando ascoltai Buenavista Social club, mi trovai davanti ad un mondo nuovo. Infatti, e dato il mio proverbiale romanticismo non poteva essere altrimenti, la mia passione per la musica di quelle parti si alimentava con numerosi ascolti di "boleros" cantati da artisti come l'Orquesta aragón, José Antonio Mendez, Alberto Beltrán e, soprattutto, con l'ascolto de Los Panchos, grandissimo gruppo messicano ma di matrice molto vicina.
Tramite Buenavista, che io ebbi ben due anni prima che scoppiasse la mania generale causata dal bellissimo film di Win Wenders, scoprii il son ma soprattutto la caldissima e bassissima voce di Compay Segundo. Chi mi conosce, tra l'altro, sa benissimo la mia proverbiale passione per gli strumenti a corda. Ovviamente, fin dai primi ascolti di quel disco, mi avevano colpito le acrobazie del tres cubano di Barbarito Torres, ma soprattutto la delicatezza dell'armonico, strumento da lui inventato e concepito, suonato da Compay Segundo.
Conobbi personalmente il cantante ed autore cubano, quando questi aveva novantadue anni, in occasione di un concerto al palazzetto dello sport di Perugia.
Ebbi l'onore, veramente indimenticabile, di poter partecipare ad una conferenza stampa, tenutasi prima del concerto, dove potei apprezzare l'infinita umanità del trovatore, il quale, intenerito dalla mia giovane età e dalla mia grande passione per la sua musica, decise di concedermi una "suonata" privata con lui.
Il tutto avvenne, in presenza di suo figlio e di pochi altri intimi, in una casa del centro della città. Lì c'era un pianoforte che venne fatto accordare per l'occasione. Me ne ricordo come di uno strumento caratterizzato da un suono scuro e notturno, mi ricordo anche le mie folli improvvisazioni, aiutate dalla ritmica implacabile e rigorosa dell'armonico di Compay.
Un ricordo che mi è molto caro, anche se ormai è abbastanza sbiadito, è quello della partecipazione del grande cantante cubano ad una puntata di "Fuorigiri", trasmissione dedicata alle musiche "altre" condotta una decina di anni fa da Enzo Gentile su Radio 2.
So che parlare di musica latino-americana è ormai controcorrente perché fingete tutti di essere pizzicati, ma io amo le cose quando sono fuori moda, e anche se le investono le vostre mode fugaci, io non per questo mi perdo d'animo o giungo ad amarle per questo.
Quindi, ai lettori curiosi di scoprire quest'uomo saggio, passato dalle coltivazioni di tabacco alla musica e da un oblio ingiusto ad una fama improvvisa, io consiglio il cd "Lo mejor de la vida" edito dalla CGD. Non è una raccolta, è un album di inediti inciso subito dopo Buenavista, insieme al suo gruppo privato, il quale ancora suona, chiamandosi ancora Compay Segundo y sus muchachos. L'album in questione è uno dei dischi più hbelli ed illuminanti su come una tradizione, pur venendo a contatto con altre realtà, in questo caso specifico spesso con quella spagnola e andalusa, rimane orgogliosamente se stessa: nonostante le collaborazioni della cantante Martirio e del chitarrista Raimundo Amador, questo è un cd di son e boleros e non si scappa.
Non vi racconto la storia di Compay, perché è raccontata da molte parti. Io ho solo voluto raccontarvi un "mio" Compay Segundo, per ricordarvi semplicemente la sua esistenza... buon ascolto!

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