giovedì 1 marzo 2012

Ciao Lucio

Carissimi lettori, anche oggi devo aggiornare questo diario aperiodico sulla musica, ma se spesso lo faccio con grande piacere, oggi lo faccio con il cuore che si spezza.

Come avrete saputo dai media ufficiali in questo giorno si è spento lucio Dalla.

Chi ha letto queste mie note sulla musica sa quanto io abbia amato ed ami questo cantautore.

Aiutata solo dai miei ricordi e così come mi verranno in mente, proverò a scrivere delle "istantanee in prosa" su questa grande figura della musica a tutto tondo.

Non mi ricordo di me senza la musica di Lucio Dalla, il primo ricordo completo è legato ad una cassettina (di cui ho scordato il titolo) dalla quale io amavo pazzamente ascoltare "Sulla rotta di Cristoforo Colombo", canzone scritta da Edaordo De Aangelis, con quelle sue tinte latineggianti che hanno sempre volente o nolente contraddistinto lo stile di questo cantautore e produttore romano.

L'interpretazione di Dalla è suadentissima, nonostante che all'epoca la sua voce fosse da tenore puro, senza quelle coloriture basse che la rendevano così sensuale quando lo si sentiva parlare, sia in tv o per averlo conosciuto direttamente (a me è capitato ma avremo occasione di parlarne tra un pochino).

Un'altra istantanea che potrebbe raccontare il mio rapporto con Dalla è rappresentata da un disco che solo qualche anno fa ho recuperato personalmente, mi riferisco a "Dallamericaruso". L'album è il primo disco live da solista del nostro (il precedente era stato "Banana republic" con De Gregori ma ne parleremo).

"Dallamericaruso" è registrato con gli Stadio di Gaetano Curreri, che avevano accompagnato Dalla in alcuni storici lp degli anni Settanta, in primis i due "Dalla", usciti tra il 1978 ed il 1980.

La cosa bella di questo cd è l'atmosfera di profonda empatia tra il cantante ed il proprio gruppo. Infatti, contrariamente agli storici "Album concerto" (di Guccini ed i Nomadi) ma soprattutto a quei due dischi che De andrè fece con la P.F.M, questo cd non viene da un'esperimento, ma è un ritratot di qualcosa di più ampio.

Il disco si apre con "Caruso", che per me comunque è il moemnto meno bello di tutto l'album. Sinceramente, difatti, non trovo compatibile la voce di Dalla con le atmosfere che impregnano quella canzone, ossia con il mondo del melodramma.

Le cose serie, secondo me ripeto, iniziano con lo snocciolamento da parte di Dalla di versioni folgoranti (è dire poco!) dei suoi maggiori successi.

Da monumento è innanzitutto "Balla balla ballerino", che con l'arrangiamento musicale più rock vede rafforzato il suo testo, già di per sé folgorante. Mi piacciono, qui e per tutto il disco, gli impagabili controtempi della voce di Dalla, che ama far diventare suoni le parole (chi mi ha sentito cantare sa che è raro il momento in cui io faccio questa cosa, ma ciò non toglie che stimo chi la sa fare, da Dalla a Cinzia Marzo!).

Tornando a Dalla e a "Dallamericaruso è bellissima anche "Viaggi organizzati", la cui versione da studio mi desta però profondissima delusione. Nella versione dal vivo sono bellissimi gli accompagnamenti blues che permettono a Lucio Dalla di snocciolare i suoi controtempi da cantante jazz, difatti lui, se non nell'ultimo periodo quando aveva riscoperto l'opera e la melodicità, aveva sempre amato provocare l'ascoltatore non dandogli mai la possibilità di cantare, lasciandolo piuttosto estasiato e rapito dai suoi personali virtuosismi.

Altro brano particolare di "Dallamericaruso" è "4 marzo 1943", che qui perde la sua anima fadista per diventare un canto dal ritmo inclassificabile che sfocia in un finale swing molto convincente.

Tra le versioni live di questo brano è deludente (e sono eufemistica) quella di 2Banana republic", che per altri brani è invece rimasto insuperato, specialmente però per quanto riguarda il repertorio degregoriano. Si ascolti (e si vada in estasi!) la versione di "Quattro cani", dove Dalla delizia gli uditori con un assolo dei suoi col sassofono (bomba!).

Un altro disco che ritengo fondamentale è "Cambio", che io ho amato pazzamente (e lo amo ancora, ovvio!). Al di là della sempre gradevole "Attenti al lupo" (che mia nonna adora...) vi trovano spazio dei gioielli rari come "Comunista" (su testo di Roversi) e "Le rondini". Quest'ultima è una delle canzoni più sognanti che io abbia mai sentito, ha un respiro quasi felliniano.

Stupendo, e giustissimamente tra i dischi più conosciuti di Dalla, c'è "Canzoni", edito nel 1996.

la prima traccia del disco è "Ayrton", con la quale Dalla riprende, maturandola, personalizzandola e perché no stravolgendola, l'idea che fu della bellissima "Nuvolari" di "Automobili" (1976). Il brano questa volta non ha l'incedere da corsa quasi cinematografico del classico citato, qui si assiste ad una ballata lenta ed intima, dove perfino la chitarra elettrica finale si strazia per la morte del grande pilota brasiliano.

Altro successo (meritatissimo!) è "Tu non mi batsti mai", brano che ad un ascolto superficiale e con pregiudizi può sembrare perfino pacchiano, mentre secondo me è un esempio interessante di resa moderna della serenata. La canzone, oltre ad averci un buon testo, è resa il capolavoro che è dalla musica. Il tappeto di strumenti acustici la rende raffinata e leggera, davvero impagabile.

Non ho sicuramente redatto un articolo all'altezza della circostanza, quando ti si strazia il cuore è impossibile scrivere con rilassatezza.

Ciao Lucio, tornatene insieme ai tuoi grandi maestri ed amici Murolo, De Andrè e compagni, ora tocca a loro godere la tua arte!

Nessun commento:

Posta un commento