sabato 21 gennaio 2012

Bigazzi secondo me

Carissimi lettori, l'altro ieri la musica italiana è stata funestata da un lutto importante: è morto Giancarlo Bigazzi.

Come amo fare io con i musicisti ed i parolieri lo ricorderò con un po' di aneddoti e riflessioni su alcune canzoni che ha scritto.

La prima citazione va per uno dei tanti capolavori della carriera di Massimo Ranieri (quando non faceva l'intellettuale che porta la canzone napoletana verso la world music). Il brano è "Rose rosse", pezzo coronato da un'orchestra fantastica. Bello il testo, leggera riflessione sui cambiamenti sociali del boom economico (non critica ma riflette e racconta, anche questo è importante, forse più delle canzoni a orologeria!).
Poi si può citare "Luglio," noto tormentone estivo, di quando in estate si ascoltavano canzoni che oltre ad essere da spiaggia erano anche belle e non scadevano come mozzarelle. Il brano ha una di quelle andature latineggianti che sempre (tutt'ora) connotano spesso e volentieri l'estate, sottolineate dalle marimbe e dalle trombe messicaneggianti.

Notevole è anche "Il carnevale", da Bigazzi scritta per la Caselli, che la interpretava con leggerezza senza tralasciare il pathos del testo, che esprime senza pudicizia il grido d'una persona lasciata dal proprio amante.

Altro tormentone a firma Bigazzi è la bellissima "Lisa dagli occhi blu" cantata dal grande (ma per colpa della semplicità apparente di questa canzone e della nostra superficialità) sottovalutato Mario Tessuto. Nell'interpretazione di Tessuto il brano, su un addio consumato tra i banchi di scuola, diventa un grido di dolore unico.

Meno importante per me, non per questo meno bella, è "Lady Barbara" cantata da Renato dei Profeti (quelli de "Gli occhi verdi dell'amore"). La canzone ha un'aria favolistica, si parla di un amore irraggiungibile, direi perfino un po' gotico.

Dalla collaborazione con Totò Savio (che poi sarà con Bigazzi e Pace una delle anime degli Squallor) nasce "Vent'anni", una di quelle melodie semplici ed aperte che permettono come poche di brillare al grande Massimo Ranieri, raccontando con leggerezza la storia di una vita.

Per Ranieri scrive anche "Erba di casa mia", resoconto nostalgico di esperienze giovanili. Anche questa porta con sé un ritmo lento e asciutto, bella davvero.

Non ho mai amato i fratelli Bella, ma in questo articolo li devo citare tutti e due. Bigazzi per Marcella ha scritto alcune canzoni tra cui mi va di citare la famosa "Montagne verdi", bella ballata nostalgica, che però per me non ha il fascino impareggiabile di "Sole che nasce sole che muore".

Per il fratello scrive "Non si può morire dentro", "Questo amore non si tocca", Più ci penso". Queste tre canzoni fanno di bella un ottimo musicista ma un interprete sfortunato: mamma natura non l'ha dotato di una voce minimamente affascinante.

Per i Camaleonti, insieme a Claudio Cavallaro, scrive alcune canzoni di cui conosco solo "Eternità", ottimo testo, reso pesante da certe trovate discutibili della melodia.

Non amo nemmeno Tozzi ma va detto che Bigazzi scrive per lui canzoni notevoli: non ne posso più delle due canzoni-tormentone "Ti amo" e "Gloria" ma non posso tacere la bellezza, pur nella sua apparente semplicità di "Donna amante mia", la cui tenerezza ha sempre saputo distruggere ogni mio preconcetto.

Facendo un salto di una decina d'anni ci ritroviamo il nome di Bigazzi in quella canzone, tormentone e banale quanto volete ma comunque ben fatta, che è "Si può dare di più", portata da Ruggeri, Tozzi e Morandi al Sanremo 1987 (e vinsero, meglio di chi ha vinto mediamente gli ultimi Sanremo, eccezion fatta per Vecchioni).

Gli anni Settanta sono anche gli anni degli Squallor: ve la ricordate "Trentotto luglio"? Trauma!

Credo che lì la voce da basso (bellissima ma al contempo terrificante per la sua profondità disumana) non appartenga a Bigazzi, comunque tra i componenti del gruppo c'è anche lui.

Negli anni Novanta il Bigazzi (dopo aver spalleggiato gente come Pupo...) fa un errore madornale: produce Marco Masini. Il cantante "disperato" io non lo posso sopportare: troppo triste. Le ultime? Pur di farsi perdonare la tristezza con cui ci ha ammorbato per anni adesso fa l'allegrone!

Sempre grazie a Bigazzi scopriamo il primo emulo di Masini uscito qualche anno dopo: Alessandro Canino. Vi ricordate una canzone patetica e bruttissima chiamata "Brutta"?

Per chi fosse tanto giovane da non ricordarla dirò che è la storia di una ragazzina bruttarella che viene consolata dal protagonista maschile della sua bruttezza durante una festa di compleanno nella quale le sue amiche la lasciano sola.
"E mi piaci tutta: brutta... lo vedi che non sei brutta... crescere è sempre una lotta, ma io ti aiuterò" (vado a memoria, è da un secolo che non ho la grandissima fortuna di imbattermi in questa brutteria suprema).

Grazie al Bigazzi, poi, abbiamo il piacere (si fa per dire...) di scoprire Raffaele Riefoli, a tutti noto come Raff. È del paroliere in questione il testo dell'hit dance "Self control".

Grazie al Bigazzi (santo Dio che robettina...) scopriamo nel 1991 o giù di lì Paolo Vallesi, che con la canzone "Le persone inutili" ci viene a dire che le uniche vere persone sono quelle che non andranno mai sulle pagine dei giornali o nei cortei (ma che amano ogni giorno molto più di noi". Il ritmo, in sé bello, e il testo squallido verranno ripresi dal cantautore anche ne "La forza della vita", perché ritmo che ammorba non si cambia!

Bigazzi è il colpevole per uno dei tormentoni del 1992, la canzone vincitrice della sezione "Nuove proposte" del Festival di Sanremo "Non amarmi". Ancora mi ricordo che la cantavamo a scuola e io, pur essendo una femmina quindi dovendo razionalmente fare la parte di Francesca Alotta, per l'orgoglio di vedere un non vedente come Baldi arrivato fino a lì facevo sempre le parti sue.

Negli anni Novanta, epoca del tramonto degli Squallor, bigazzi intraprende la carriera di compositore di colonne sonore da film (ma è mai possibile che tutti, soprattutto spesso musicisti senza successo compongono per cinema?). È da ricordare, nel caso di uno che non lo ha fatto per mancanza di successo, la bigaziana firma apposta alla colonna sonora di "Mediterraneo" di Gabriele Salvatores.

È del 1992 il capolavoro (e si deve dire!) "Gli uomini non cambiano" interpretata dalla grande (graaaaande) Mia Martini in quel Festival di Sanremo che comunque di chicche ce ne aveva anpiamente sfornate.

È di Bigazzi (oh mamma mia!) la musica di uno dei capolavori del repertorio di Francesco Guccini dal titolo "Cirano".

Adesso, grazie al solito listone di canzoni che la Wikipedia (non deve chiudere, mai sia! dà ripercorriamo un po' meglio le tappe della carriera del nostro.

È del 1969 un altro pezzo del Del Turco molto carino, sempre con le atmosfere latineggianti che andavano tanto allora, intitolato "Cosa hai messo nel caffè". È una canzoncina che racconta con semplicità e leggerezza un innamoramento, metaforizzato dalla presenza di qualcosa di strano nel caffè bevuto dalla donna amata, che darebbe un'eccitazione del tutto speciale. La cantante Lisa Hono ne ha fatto una versione sussurrata e bossanoveggiante per me da scordare.

E anche la canzone "Sole che nasce sole che muore" è nata dalla penna del Bigazzi! Ascoltare tutto ma specialmente il flauto col soffio alla Jetro Tull applicato alla melodia italiana.

Tra i brani dei Camaleonti merita sicuramente una citazione (non per la bellezza, solo per la notorietà) "Perché ti amo". Questa canzone potrebbe essere portata come esempio del fatto che anche il più bel testo può essere ridotto a pattumiera da un arrangiamento penoso e da una musica mal fatta. Per una serenata dalla semplicità quasi popolaresca si impiegano mug, wawa e altri effetti assurdi.

Come si può raccontare la tossicodipendenza con le parole che capirebbe anche un bambino di cinque anni? "Perché lo fai disperata ragazza mia, perché ti fai..." (citazione a memoria dal capolavoro-bruttura di Marco e Giancarlo Bigazzi lanciato dal Masini al Sanremo 1991. Pensate un po' a confrontare questa frase con: "E adesso ridi e ti versi un cucchiaio di mimosa nell'imbuto di un polsino slacciato" (De Andrè, "Giugno '73").

Un po' di polemica c'è forse stata, comunque un altro mito se ne è andato e io così l'ho ricordato.

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