domenica 19 dicembre 2010

Renato ero a Canale 5

Carissimi lettori, come qualcuno di voi saprà, ieri sera Canale 5 ha trasmesso il concerto che Renato Zero ha tenuto a Piazza di Siena in Roma per festeggiare i suoi sessant'anni. Ve ne potrò parlare abbastanza approfonditamente perché ho avuto la fortuna di poterne rivedere oggi alcune parti, grazie ad un bellissimo canale di youtube che risponde all'indirizzo www.youtube.com/zerogerry.

Il concerto si è aperto con un'introduzione che ne ha pienamente tradotto lo spirito, nella quale hanno sfilato i principali personaggi che hanno nel tempo rappresentato la romanità, da Aldo Fabrizi ad Anna Magnani, da Gigi Proietti a Cristian De Sica. Il brano scelto come sottofondo a questa panoramica porta il titolo di "Roma", e dimostra tutto il profondissimo affetto che unisce Zero alla sua città. È il brano inedito che, insieme a "Segreto amore", impreziosisce l'ultima raccolta del cantautore romano, appena pubblicata dalla sua casa discografica, la Tattica. Il brano è basato su schemi di ballata classico-popolare, accompagnato da una bellissima orchestra, e cantato da Zero anche in dialetto romano. Questo forse lo avvicina alla tradizione delle serenate romane, sul modello di molti brani resi famosi da Claudio Villa, cantante con cui il nostro ha inciso un duetto virtuale nel disco "La coscienza di Zero".

Il concerto ha preso ufficialmente il via con "Io uguale io", uno dei brani contenuti nello storico album "Zerolandia" del 1978. L'arrangiamento non era stravolto, solo arricchito da suoni elettronici maggiormente riconducibili all'uso attuale degli strumenti sintetici. Comunque in questo brano ed in tutto il concerto gli strumenti moderni hanno fatto solo "tappeti sonori" sui quali si potessero stendere liberamente quelli acustici (una grandissima orchestra sinfonica che Zero ama spesso permettersi quando suona nella sua città natale) e quelli elettrici (un corposo ma secco gruppo rock).

La seconda canzone è stata quella "Amico" che a me ricorda tante cose che vi ho svariate volte raccontato. È stato bellissimo sentirla cantare ad un pubblico inebriato, sempre partecipe alla festa che inevitabilmente porta con sé ogni singola esibizione di Renato. L'arrangiamento qui è profondamente debitore di quello concepito per il bellissimo ed appena ristampato "Prometeo" (Tattica), ma ha finito per arricchirsi di un bellissimo sassofono soprano, estraneo in molti casi al mondo di Zero e più in generale a quello della musica leggera.

Il primo momento giocoso si è avuto con "Baratto", brano che in 45 giri ha fatto da lato B della più famosa "Il carrozzone", trainando così il grandissimo successo del 33 giri "Erozero" (1979). Live il brano è stato giocato con molta più parsimonia, d'altronde la voce di Zero si è leggermente incrinata, circostanza che non gli permette più di eseguire molti colori che avevano caratterizzato il suo canto giovanile. È stato bellissimo anche qui ascoltare il pubblico che ha interpretato passaggi molto lunghi da solo, con l'accompagnamento dell'orchestra e del gruppo leggero. Verso la fine ci sono state delle piccolissime parti eseguite con l'aiuto del disco originale, che stava in sottofondo mentre Renato eseguiva le parti principali. Mi riferisco ovviamente a quando si anticipa il finale a "scat", dove in disco Zero esegue quattro voci contemporaneamente, tecnica che ancora non è possibile riproporre dal vivo (per fortuna!).

Il primo duetto a cui si è assistito è stato quello con Andrea Bocelli, cantante presentato da Zero con molta tenerezza. Bisogna dire che ogni ospite ha scelto brani adatti alla propria timbrica, senza essere preda di insulse voglie di stupire. L'interpretazione di Bocelli, pur nella sua innegabile bellezza, forse non ha saputo rendere giustizia al brano, perché comunque il toscano non sa fare la distinzione fondamentale tra canto lirico e canto leggero, quindi quando canta lirica alleggerisce, quando canta la musica leggera porta troppa influenza lirica. Sinceramente queste operazioni potevano avere senso fino alla fine degli anni Cinquanta, poi con l'arrivo del rock and roll la musica leggera ha preso irreversibilmente la propria autonomia (attenzione che non ritengo il fenomeno completamente positivo, perché oltre a slegarsi dalla lirica la nostra musica leggera ha iniziato a rinnegare tutta la ricchezza che le portava la nostra tradizione popolare, iniziando a derubarla per ripulirsi la coscienza).

Sempre avvolti da questa atmosfera in bilico tra anni Settanta e Ottanta si è poi ascoltata "Fortuna", canzone originariamente contenuta in "Tregua" (altro disco di Zero recentemente ristampato dalla Tattica). Il brano è stato abbassato di un tono, ma non ha perso per niente di smalto ed espressività. La forza andava solo cercata in altri particolari, c'era comunque tutta. Particolare l'assolo di chitarra elettrica che ha scandito il finale del brano, che altrimenti è stato eseguito in maniera fidedigna rispetto alla versione del 1980 nel già ricordato "Tregua".

Il secondo ospite è stata una strepitosa Fiorella Mannoia, che ha interpretato una buona versione di "Cercami". Dico "buona" perché comunque è innegabile che ogni artista riesce a dare il massimo solo accompagnato da musicisti che lo seguono abitualmente, e non si spende mai al massimo quando va a trovarsi in altri contesti. Prezioso è stato l'assolo di chitarra classica che ha chiuso il brano, durante il quale la cantante ha tastato l'atmosfera del tutto particolare che si vive ad ogni buon concerto di Zero.

Di vent'anni prima ("Cercami" risale al 1998, al disco "Amore dopo amore") è la prossima canzone, una spumeggiante "Morire qui" estratta da "Zerofobia", primo album di Zero che ebbe grande successo di pubblico, edito nel 1977. L'arrangiamento presentato è ancora quello dello Zeronovetour, inciso su dvd e reso disponibile, insieme alla riedizione del giustamente fortunatissimo "presente" nel cofanetto "Presente-Zeronovetour". Dalla versione di "Prometeo" (1991) viene il troncamento della parte "Non è finita lo sento..." nella sua prima esposizione, sostituita da un "mia", gridato varie volte in crescendo di intensità.

L'invitata successiva è stata Rita Pavone, artista con cui Zero ha condiviso esperienze all'interno del suo corpo di ballo chiamato "I collettoni". I due cantanti si sono divertiti ad interpretare scambiandosi le strofe quattro grandi successi della cantante "pel di carota", tutti risalenti al periodo di sua massima popolarità, ossia agli anni Sessanta. I brani hanno creato una bellissima atmosfera da night club, dove i due artisti, soprattutto Zero, hanno dimostrato di trovarsi a loro agio. I brani interpretati sono stati: "Alla mia età", "Come te non c'è nessuno", "Che mi importa del mondo" e "Fortissimo".

La partecipazione di Rita Pavone è proseguita con una sua interpretazione di "Mi vendo" molto spumeggiante e forse con troppe tinte blues, che non si addicono, almeno secondo me, ad un brano dalla struttura spudoratamente dance come la notissima traccia d'apertura del già citato "Zerofobia".

Quando Zero è tornato ad essere solo sul palco si è ricordato uno dei suoi più grandi successi estivi tratto dal Q disc "Calore", la canzone "Spiagge". La versione è stata estremamente filologica ed ha permesso di apprezzare ancora una volta l'attività e bravura del gruppo di strumentisti nell'accompagnare il secondo grande protagonista del concerto, il bellissimo pubblico di Zero.

La prossima ospite è Raffaella Carrà che interpreta una curiosa versione dialogata dellacanzone "Triangolo", che, pur non essendo una delle mie preferite, in questa occasione si è fatta apprezzare per ironia e leggerezza.

Ilritorno alla solitudine permette a Zero di interpretare uno dei suoi classici più recenti, la bellissima ballata "Magari", tratta da quel "Cattura" (2003) da troppa gente ingiustamente criticato o peggio ancora snobbato. La versione live perde di efficacia, pur restando una bellissima versione, perché si rafforzano esageratamente le atmosfere rock, che non sono mai state il perno strutturale del brano. Bello ma forse inutile l'assolo dichitarra elettrica a metà brano, grave (in tutto il concerto) la mancanza del pianoforte sempre sostituito da tastiere.

C'è stata anche la partecipazione di Carla Fracci, che ha coreografato la bellissima e tenerissima "Dormono tutti", unico brano eseguito tratto dal cd "Presente", a dimostrazione che Zero non prepara mai scalette spudoratamente promozionali nei confronti delle proprie creazioni recenti, preferendo che in esse si istauri una pacifica convivenza tra le varie fasi della sua carriera. il brano è stato cantato come una vera canzone per bambini, giocando molto e quasi volando.

Altro momento esilarante è stato quello dedicato al duetto, stornellato in romanesco, con il grande Gigi Proietti. La melodia era concepita sulla falsariga di molte di quelle che costituiscono lo stile stornellatorio della capitale, il testo era uno scherzoso ma veridico ritratto di entrambi gli artisti, redatto sotto forma di dialogo, come nella più pura tradizione degli stornelli disfida.

Si è tornati alla serietà con "Niente trucco stasera", che è stata interpretata integralmente, anche in questo caso con grandissima fedeltà alla versione primigenia, quella risalente al 1980 e all'album "Tregua". Ilbrano non ha subito assolutamente il tempo, è attuale e sempre emozionante.

Molto bella è stata anche la canzone successiva, il classico del 1978 intitolato "La favola mia". L'arrangiamento ricalcava fedelmente quello concepito per il primo live che l'ha vista in scaletta, ossia il notevole "Figli del sogno" del 2004. È stato bellissimo come sempre ascoltare il pubblico intonare festosamente e rispettosamente il brano insieme a Zero, che siccome tiene alla partecipazione attiva degli astanti non sconvolge mai troppo i brani, limitandosi, in qualche raro caso, a modificare le introduzioni complicandole leggermente (come è successo proprio con "La favola mia").

Subito dopo si è avuta la partecipazione del più grande sorcino che si possa annoverare tra i comici italiani, il fiorentino verace Giorgio Panariello. Il comico toscano ha cantato, sulla melodia della nota canzone anni Sessanta "Marina", delle strofette esilarantissime dedicate a Zero, e va detto che non solo se la cava bene con il canto, ma l'imitazione di Zero è naturale nel suo timbro. Ha anche raccontato di come gli sia nata questa passione e dicome non sempre gli abbia portato bene. Forse è stato l'intervento migliore di tutta la serata.

Subito dopo Zero ha interpretato un classico del suo repertorio che da una quindicina d'anni a questa parte non può esimersi dall'interpretare in pubblico. Mi riferisco alla bellissima "I migliori anni della nostra vita", impareggiabile inno alla vita, dove passato, presente e futuro sono visti come un unicum inseparabile. Bellissimo il ritornello cantato dal pubblico, stupendo tutto.

Un momento molto particolare si è avuto a seguire, quando sul palco è salito il soulman siciliano Mario Biondi, il quale ha duettato con Zero non nella "normale" "Non smetterei più" tratta da "Presente", ma nella classica e tenerissima ballata "Nei giardini chenessuno sa" tratta dal disco "l'imperfetto" (1994). Le inconfondibili venature soul della voce del cantante non hanno assolutamente privato di visibilità la melodia eterea del brano, a dimostrazione che dove c'è bravura c'è anche versatilità. Il pubblico ha aiutato i due cantanti nell'interpretazione, esprimendosi con giovialità e rispetto.

Il brano successivo è stato un medley, forse il momento meno convincente di tutta la serata, dedicato a quattro brani estratti dagli album "Zerofobia" (Sgualdrina" e "L'ambulanza") e "Zerolandia" (Chi sei" e "Sbattiamoci". L'ho classificato deludente soprattutto perché i brani sono stati privati abbastanza forzatamente delle loro atmosfere per uniformarli ad un certo clima dance anni Novanta piuttosto opprimente.

Quando si torna al Renato Zero recente si esegue "Figaro", una bellissima e toccante canzone che descrive il rapporto molto particolare che Zero spesso ha con il proprio pubblico, quella vicinanza profonda che da molti è bollata come invadenza oppure menefreghismo mascherato. È una ballata molto ricca ed enigmatica a livello musicale, che vede l'alternanza di parti minori, seppur spesso con partenza sul sesto grado della scala, a parti maggiori che, convenzionalmente, partono sull'accordo di "tonica". È curiosa la teatralità sempre diversa che Zero imprime nel finale alle varie ripetizioni del verso "una canzone", accompagnata da un assolo di strumento a tasti (qui tastiera doppia), più spesso un meraviglioso pianoforte acustico.

Un'altra collaborazione che Zero ha fatto nella sua voglia di dare agli altri ciòche non gli è stato dato ai suoi inizi, è stata quella con la cantante romana Tiziana Donati in arte Tosca. La cantante nel 1997 incise il suo secondo disco, dedicato anchea riletture molto buone di brani noti o meno noti della canzone d'autore italiana. Inquell'occasione la cantante romana dà una bella interpretazione della canzone "Inventi", che ha visto anche ora la riunificazione di Tosca e Zero su un palco. L'arrangiamento, purtroppo, è l'unica pecca di questa interpretazione. Difatti trovo quantomeno forzato l'arrangiare questo brano a country americano, influenza solo in parte rappresentata dal marginale finger piking della chitarra, tecnica che nel 1974, anno di composizione della canzone, era all'ordine del giorno. A riprova della marginalità di tale influenza, sulla quale non si può imperniare nessuna rielaborazione del brano che ne voglia essere degna, consiglio di ascoltare l'insuperabile versione live presente nel vinile "Icaro" del1981, ancora non ristampato e non so da quanto tempo ormai fuori catalogo.

Sempre dall'lp "Invenzioni" viene estratta la prossima canzone, un inno contro la violenza sui bambini, dal titolo "Qualcuno mi renda l'anima". La versione, così come si era notato in occasione della recensione dello Zeronovetour", è molto filologica con quella di "Invenzioni", seppur la si abbassa di un tono.

La banda della Polizia di Stato ha poi interpretato un pezzettino de "Il carrozzone", ottenendo devo dire un buon risultato, dando l'occasione a Renato di ricordare suo padre, che faceva parte di quella istituzione.

Ilconcerto, come ormai accade spesso da diversi anni, si è concluso con quello che è l'inno non ufficiale dei "sorcini", ossia "Ilcielo". Posso giurarvi che questa canzone ha sempre avuto, anche prima che io scoprissi Zero, su di me un fortissimo potere, quindi risentirla è sempre un'emozione che mozza il fiato. Il pubblico la interpreta insieme a Zero, in maniera festosa ma composta e qualcuno, oltre allo stesso Renato, sicommuove.

Spero che abbiate apprezzato questa recensione, e che abbiate goduto nel leggerla quanto io ho goduto nello scriverla. Dato che le ripetizioni giovano vi ricordo che se volete vedere moltissimo materiale su Renato Zero, nonché gran parte di questo concerto, dovete andare su www.youtube.com/zerogerry.
Ciao nì!

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