giovedì 5 novembre 2009

Cos'è "tradizione"

Carissimi lettori, voglio scrivere dopo tanto forse troppo tempo. L'argomento è un po' duro, un po' complicato ed è stato già affrontato in questa sede, ma, dopo uno dei commenti apparso su http://www.pizzicata.it/ al cd "Alla banca", disco prodotto dall'Associazione Cesta dedicato alla musica tradizionale brindisina, nello specifico di San Vito dei Normanni, mi va di ripetere e precisare la mia posizione.
Nel commento in questione, signori miei, con molta caparbietà, si dice che i brani tradizionali sono quelli antichi e, ogni forma di nuova composizione, anche se magari rispettosa delle prassi esecutive e del contesto tradizionale, si deve considerare musica "tradizionale moderna" (parole testuali!).
Io, forse perché storicamente e irrimediabilmente contaminata da generi di musica molto meno tradizionali e forse per questo più "sereni" nella loro evoluzione, non la penso assolutamente così.
Io, piuttosto, il problema lo porrei da un punto di vista freddamente musicale e tecnico, anche perché non piango sul fatto che i contadini in molti casi abbiano smesso di spezzarsi la schiena nei campi, e la musica popolare salentina è diventata, da ormai quarantasette anni, nondimentichiamocelo, musica con cui si fa spettacolo. (D'altronde anche i nostri maestri, specialmente Luigi Stifani, quando andava a suonare in Rai per Diego Carpitella non stava facendo spettacolo, dato che suonava in un contesto che non era quello tradizionale d'esecuzione delle sue "pizziche tarantate"?).
Io direi che tutto ciò che rispetta le prassi armoniche e ritmiche di una determinata tradizione, può essere chiamato musica tradizionale, o può anche solo aspirare a diventarlo. Io poi sono la prima a fare una netta distinzione tra musica "tradizionale", quella suonata in acustico e senza fini "spettacolari", e quella "popolare", suonata con strumenti acustici, amplificati, anche per fini diversi dal puro piacere di suonare.
Il cd di Fernando Giannini, grande ricercatore e musicista di San Vito che vive e lavora nella nostra città, (Perugia), per la distinzione di cui sopra è assolutamente musica "tradizionale", perché è suonato in acustico, in rigorosa presa diretta ed i brani, addirittura, sono quasi completamente (o completamente) improvvisati nella loro maggior parte.
Poi, siccome Giannini ha voluto rappresentare una tradizione viva, le cui prassi armoniche sono vissute come proprie dalla comunità di suonatori, certamente molto ristretta e specifica, sono nati con naturalezza i brani d'autore che, spesso e volentieri, non sono che varianti di un unico grande troncone tradizionale (si vedano le pizziche che, invariabilmente, contengono pezzettini riconoscibilissimi della bellissima e purtroppo da troppi maltrattata "Pizzica originaria" che, forse simbolicamente, chiude il cd).
Per quanto riguarda poi specifiche mie opinioni, dico di più: laddove il "cantore" che ci ha "portato" il brano è identificato, noi suonatori, invece di essere disonesti e ladroni, dovremmo dire da chi si è imparato, non annullando persone con una loro vita e creatività in questo grandissimo fiume neutro e neutrale della tradizione. Ad esempio, l'ho già scritto ma qui cade a fagiolo, quando io presentavo la "Pizzica tarantata", nei miei concerti dicevo sempre che era stata resa celebre da Luigi Stifani. Quindi si vede che io non santifico la tradizione, ma tantomeno la voglio morta, e ancor meno voglio che si facciano distinzioni puramente teoriche e non basate su caratteristiche concrete dei brani tra "Musica tradizionale moderna" e "musica tradizionale antica". Infatti ciò che per noi è "tradizionale" ed "antico" è stato "moderno" per una generazione precedente, che a sua volta lo aveva creato da un troncone che percepiva come radice, magari senza accorgersene (fortunatamente).
Limitandomi ad esempi leccesi, voglio ora far capire concretamente ciò che intendo, citando dei titoli di "Canzoni tradizionali moderne", insieme a titoli di "canzoni tradizionali antiche" scritte modernamente.
Infatti, e questa è veramente l'ultima considerazione prima dell'elenchino, alcuni dei generi a cui ho accennato prima, ad esempio, ,pur non avendo "tradizione" intesa all'italiana, definiscono "tradizionale" certo loro repertorio (penso soprattutto al Fado portoghese), e comunque trovano naturale comporre brani nuovi su matrici tradizionali, e non per questo smettono di considerarsi, o meglio i loro cultori smettono di considerarli, "tradizionali" (penso a molta musica sudamericana, africana, spagnola, francese eccetera).
Eccoci alle citazioni:
- "A mammata" (testo e musica di Cinzia Marzo, tratta da "Maledetti guai"). Questo è un brano di "musica tradizionale moderna", anzi addirittura per questa canzone dovremmo inventare un'altra ulteriore categoria che potrebbe essere "musica d'autore tradizionale", perché non si rispettano per tre quarti del brano le prassi armoniche di nessuna variante di pizzica presistente, se eccettuiamo "Sale", altro brano dell'"Officina" che metteva su un giro armonico moderno testi tradizionali, cosa che trovo molto più ingiusta piuttosto che comporre brani nuovi nel solco della tradizione e chiamarli musica tradizionale, e si canta in un italiano "standard", voglio dire senza la minima sbavatura a livello di costruzione di frase, dando così spazio ad un'altra forma di "innaturalezza" o quantomeno di uscita dalla tradizione che si è sempre espressa in dialetto, in un dialetto che poi, ed è meglio riconoscerlo, si sta dimostrando da ormai diversi anni in grado di vincere le sfide della modernità, si vedano i Sud Soud System (che a me non piacciono).
- "Mazzate pesanti" (Testo e musica di Roberto Raheli, tratta dal cd "Mazzate pesanti"). Esempio di "Musica tradizionale antica" perché, pur essendo completamente d'autore, rispetta le prassi esecutive, compositive e linguistiche della tradizione.
- "Ijentu" (Testo e musica di Cinzia Marzo, tratta da "Sangue vivo"). Esempio di "musica tradizionale antica" perché è composta su una variante di pizzica molto precisa, che è la pizzica con cui spesso si tira di scherma, oltretutto con un testo ed una maniera di cantare che richiamano una musica salentina storica che, spesso in silenzio, sta morendo e tutti stanno contribuendo a far morire, per far nascere a tavolino qualche cosa di "altro", con cui noi, ormai senza creatività, vogliamo derubare della propria chi l'aveva.
Spero di avervi fatto capire ciò che mi stava a cuore dirvi, comunque spero che si smetta di deplorare od essere contrari spesso stupidamente a dinamiche che sono inevitabili e non sono nemmeno del tutto negative o assenti da questa tanto falsamente amata "tradizione", ed auspico che laddove una tradizione è davvero "viva" non se ne voglia fare un oggetto da museo.

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