giovedì 15 ottobre 2009

Intervista a Paquito del bosco (Direttore artistico dell'Archivio Sonoro della Canzone Napoletana)

Carissimi lettori, aggiorno il mio blog con particolarissimo piacere, tramite un'intervista a Paquito del Bosco, direttore artistico dell'Archivio sonoro della Canzone Napoletana.
Per approfondire la conoscienza di questo grande "trovatore" di materiali d'epoca, si può anche andare sul sito http://www.canzonenapoletana.rai.it/, casa virtuale di questo juke-box partenopeo, che si può consultare, ascoltando anche i materiali in esso contenuti, sia nella sede rai di napoli, che alla Discoteca di Stato di Roma.
D: Nel documentario che Rai Educational ha curato sulla sua storia, si raccontano i suoi inizi come collezionista. Prima di iniziare a collezionare dischi e materiale d'epoca: cos'era la musica per lei?
R: Non ho un concetto preciso di cosa fosse la musica per me in quel periodo. Come tutti i miei coetanei ne ascoltavo tanta, sia classica che leggera.
Io, come tutti i ragazzi siciliani di buona famiglia, avevo iniziato a studiare pianoforte, ma con scarsissimi esiti, perché non era uno dei miei interessi principali, e la musica non era una delle mie prospettive immediate: dovevo fare l'ingegnere.
Oltre alla musica, ad esempio, mi piaceva molto viaggiare o andare al cinema.
Tutto è cambiato quando, in un mercatino, incontrai un vecchio giradischi d'epoca con una manciata di dischi antichi, da cui sono rimasto folgorato.
D: Nella sua famiglia che musica circolava quando lei era molto piccolo?
Mia nonna era un'insegnante di piano, ed è l'unica persona che si sia occupata di musica. Mio padre era ingegnere e preside in una scuola, ed io, che venivo chiamato "l'ingegnerino", ero destinato a fare quel mestiere. Non ho avuto precedenti musicali in famiglia.
D: Mi parli dei suoi inizi come collezionista.
R: Come ho detto è stato un incontro casuale ma, quel repertorio, a forza di sentirlo, ha finito per folgorarmi.
Iniziai ben presto a contestualizzare quei materiali musicali, ritratto di un'epoca lontana, con documenti storici riguardanti tutti gli argomenti e di tutti i tipi. Questo durò fino a quando decisi di creare la collana "Fonografo italiano" (Fonit Cetra n.d.r), che comprende materiale dagli inizi dell'incisione discografica alla fine della Seconda guerra mondiale.
D: Mi racconti la nascita della collana e come ebbe la possibilità di farla pubblicare dalla Fonit Cetra.
R: Dopo aver collezionato tutto quel materiale, mi venne in mente che l'avrei potuto condividere con altre persone. Il fatto era che i discografici erano interessati a pubblicare uno o due dischi 33 giri, ma io per otto anni avevo inseguito una casa discografica che mi facesse fare una pubblicazione generale di cinquanta lp, perché alcune antologie generiche erano già state sfornate. Oltretutto mi sembrava anche di fare un torto a cantanti e canzoni che, se sparite, non sarebbero mai stati conosciuti. Tra i fenomeni di marginale interesse per questo repertorio, va ricordato il caso di Monica Vitti che impazzì per il repertorio di Ria Rosa (interprete della canzone napoletana anni '20-'30 n.d.r.), pensando di dedicarle anche un lp.
La casa discografica che credette nel progetto, che secondo alcuni è stato di proporzioni esagerate, fu la Fonit Cetra. Devo qui ricordare un amico, che non è stato mai citato, Sergio Bardotti, il quale portò la proposta alla casa editrice che la approvò. Il problema fu che, quasi subito, Bardotti fu mandato via dalla casa discografica e gli subentrò Ugo Gregoretti, che si prese il merito di aver concepito "Fonografo italiano", non dandomi nessuna rilevanza.
D: Come nasce in lei la passione per la canzone napoletana?
R: Ai tempi di "Fonografo italiano" io dovetti sacrificare molta canzone napoletana, quindi io la sto scoprendo adesso, perché, in questo archivio virtuale, noi possiamo immettere di tutto senza scelte obbligate.
Mi dispiace moltissimo che, ai tempi del "miracolo economico", si siano buttate tonnellate di vecchi dischi senza che nessuno lo sapesse.
D: Lei possiede degli apparecchi di riproduzione di dischi d'epoca?
R: Sì ma ne ho pochissimi, comperati occasionalmente a prezzi stracciati. A me interessa la storicità ritrovata nei materiali "minori". Infatti possiedo anche molti opuscoli e molte pubblicità d'epoca.
D: E la sua attività di archivista?
R: Io inizialmente volevo fare del cinema, ed iniziai a collaborare con una rivista intitolata "Cinema e film" diretta da Pier Paolo Pasolini, per la quale, oltre ad essere il segretario di redazione, scrivevo alcune recensioni. Dopo il sservizio militare iniziai a collaborare con la televisione, facendo il regista, ma ogni volta si scopriva questa mia passione per i materiali del passato. Ho curato, una trentina di anni fa, una serie intitolata "Come eravamo", dove, attraverso le testimonianze di coloro che avevano vissuto fatti storici importanti e materiali sonori d'epoca, si raccontava la storia d'Italia. Ho anche curato alcune serie per l'Istituto Luce, e, in generale ho girato tutti gli archivi nazionali, incluso quello diaristico, da cui ho tratto spunto, insieme a miei collaboratori, per una serie di documenti usciti in edicola.
Come arriva all'Archivio Sonoro della Canzone Napoletana?
R: L'Archivio Sonoro della Canzone Napoletana è stato creato dalla Rai per due motivi: innanzitutto per dare una prospettiva ai numerosi tecnici del centro rai del capoluogo campano, da cui in quegli anni si era iniziato a trasmettere solo i notiziari regionali. La seconda ragione è anche quella di far avverare un antico sogno napoletano, quello che da circa un secolo auspicava una seria conservazione della canzone cittadina. Io fui invitato da Antonio Bottiglieri che, quando fu stipulato il patto fra la Rai e le amministrazioni locali per la nascita dell'archivio, ricordandosi della mia passione per il materiale storico, mi fece questo regalo.
D: Come reperite i materiali dell'Archivio Sonoro della Canzone napoletana?
R: Inizialmente abbiamo deciso di riunire tutto il materiale sparso per le varie sedi Rai, evitando così che fosse buttato via, cosa che avveniva fino a poco tempo fa. Subito dopo ci siamo dotati di una cerchia di collaboratori esterni che, cosiccome tutti noi, apporta sempre materiale nuovo all'archivio, dove ormai non viene immesso solo materiale audio. Attualmente, con il numero di donazioni fisso di duecento brani napoletani all'anno a testa, si è arrivati ai quarantunmila titoli. Io, anche se ormai sono in età abbastanza avanzata, spero di vedere il traguardo dei centomila.
Attualmente è molto più facile reperire materiale sulla canzone napoletana all'estero piuttosto che in Italia, perché la melodia partenopea viene considerata un semplice prodotto regionale, mentre si ignora che essa sia stata ciò che di meglio l'Italia abbia saputo dare musicalmente da molto tempo. Va poi ricordato che molti autori italiani, specialmente anni '20-'30, erano d'origine napoletana o nascevano artisticamente a Napoli.

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